Noale (Centro storico, ex cave con Draganziolo, Marzenego)
Nel rilievo del von Zach il Marzenego proveniente da ovest e da Massanzago, dopo il Mulino del Corso e un breve rettilineo forma il fossato del centro storico di Noale che dal fiume trae, come il centro antico di Mestre, una delle sue matrici generative. Esce dalla città con due rami – su uno dei quali è installato un mulino – che si riuniscono in direzione est su un unico corso ad andamento tortuoso che attraversa il Borgo Mestre in mezzo ad una zona prativa e prosegue parallelamente e a sud della strada rettilinea che esce dalla città e va verso Robegano. E’ rilevata nitidamente l’articolazione del centro storico, con la parte murata e circondata dal fossato, con la grande piazza e la chiesa, il borgo orientale con il secondo fossato e l’altra grande piazza ad est, la Rocca dei Tempesta a sud su un grande prato che la occupa anche all’interno. Ampie insule di prato sono presenti attorno alla città. A nord-est del centro storico, in alto a destra sulla mappa, è rilevato il Draganziolo con andamento ad ampie curve e la sua fascia di prati stabili. Anche il Draganziolo scorre verso est e costeggia dal lato nord la strada rettilinea fino ad immettersi nel Marzenego a monte del mulino di Robegano. Le aree non adibite a prato sono rilevate segnando i bordi delle ampie insule che formano la campagna coltivata a seminativo e vigneto.
Nell’IGM della seconda metà degli anni ’60 il fossato del centro storico appare ancora conservato ed il fiume esce dal centro avendo perso i meandri più accentuati. Nella Rocca dei Tempesta c’è un cimitero che verrà successivamente tolto. Si rileva l’espansione attorno al centro antico riempiendo con maglie trasversali il sistema stradale orientale e l’asse nord-sud. La ferrovia Valsugana delimita il triangolo di espansione verso le cave a ridosso del Draganziolo e la grande fornace degli Ongari-Cavasin risulta insediata tra la strada e la ferrovia. A sud vi è una prima e ancora contenuta zona industriale.
Il fotopiano 2014 dà conto della saturazione urbanistica e dell’espansione della zona industriale a sud, rimanendo evidenti le tracce delle matrici storiche ma non quelle della campagna aperta: centro antico, maglia stradale d’origine, fiume Marzenego e affluente Draganziolo. In centro storico vi è la migliore configurazione di tutto il corso del Marzenego del rapporto del fiume con il verde urbano, la città e la storia. Rispetto all’urbanizzazione ed infrastrutturazione appare completata la nuova tangenziale che intercetta anche il Marzenego a sud-est. La dismessa imponente fornace viene demolita nel 2015, lasciando in piedi solo la ciminiera in asse al nuovo edificio commerciale. Come la fornace Cavasin di Spinea, e pure nel vasto territorio regionale veneto, queste grandi strutture di archeologia industriale non hanno visto la cultura e l’abilità del recupero e riuso. Le ex cave sul Draganziolo appaiono recuperate ad oasi dopo decenni di interventi discussi e nel complesso oculati, costituendo un punto focale della rete delle aree umide della Provincia di Venezia. Sul Marzenego a valle del centro storico, rinserrato tra la zona abitativa e quella industriale e viaria, permane comunque uno stretto corridoio alberato che si allarga in prossimità della nuova impattante rotonda e presenta non facili esiti per innestarsi nel tessuto della città fruibile dai cittadini.
Giorgio Sarto
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