Venezia (Mestre ovest-Zelarino)
I caratteri dell’antico paesaggio del Marzenego che scorre a sud della strada Castellana e a monte del centro storico di Mestre sono gli ampi meandri del fiume e dei suoi affluenti, la larga e continua fascia di prato stabile che lo accompagna nella zona più esondabile, la sequenza dei mulini dei quali in questo stralcio del von Zach sono visibili i primi due: il Gaggian verso Mestre e il Ronchin verso Zelarino con il suo by pass. Completano la sequenza due ville affacciate sul fiume – Palazzo Zini sull’asse della chiesa di Zelarino (ora villa Zino e Centro Cardinale Urbani) e Palazzo Pisani (ora villa Barbarich) – e Ca’ Motoni (ora villa Moro-Lin a Zelo). La campagna coltivata a seminativo con vigneti è rilevata con le sue ampie insule. Verso sud è indicata la Contrada Brendole ove verso fine ottocento sarà costruito l’omonimo forte del campo trincerato di Mestre e appare nel margine inferiore dello stralcio cartografico Palazzo Paganella che corrisponde alla villa e barchessa del centro della Gazzera.
Le trasformazioni violente dell’urbanizzazione e del fiume nel secondo dopoguerra sono rilevate nella carta dell’IGM del 1966: lottizzazioni a tappeto – e che si spingono fino agli argini del fiume – lungo le strade e attorno ai vecchi nuclei insediativi, drastica rettifica del Marzenego – che non a caso viene denominato Canale Marzenego – secondo il progetto consorziale del 1962 finalizzato a realizzare il sistema scolmatore. La carta rileva trasformazioni vecchie e più recenti, dai rami ferroviari agli elettrodotti, all’acquedotto interrato che dai pozzi di prelievo e dalla Castellana va verso il ripartitore di Gazzera, a edifici come il Magazzino Coin sul Terraglio in alto a destra, e infine – con un’attenzione inconsueta in quegli anni – riporta elementi della rete minore dei corsi d’acqua e fossi.
Il fotopiano 2014 sintetizza mezzo secolo di ulteriore urbanizzazione senza pianificazione qualificata e pure la complessità e gli errori della città contemporanea, che però rispetto all’antico paesaggio rilevato dal von Zach e rispetto a quello successivo fino agli inizi del Novecento conserva elementi e tracce da considerare attentamente per un nuovo paesaggio sostenibile. L’estensione dell’area urbanizzata e dell’impermeabilizzazione del suolo, dai quartieri urbani alle enormi zone commerciali come quella visibile in alto verso il Terraglio e la tangenziale, mostra che lungo il Marzenego (che rispetto al 1966 tra tangenziale e ferrovia ha perduto anche l’ultima ansa la quale però lascia una visibile traccia in un’area boscata) ci sono a monte del centro storico di Mestre e fino a Zelarino ed oltre fino al confine di Martellago spazi liberi ed aree perifluviali che, se salvaguardate e curate, possono costituire con i beni storici una risorsa indispensabile per la città metropolitana e proseguire il corridoio ecologico tra le oasi di Noale, Salzano, Martellago. Il risanamento delle acque e la sicurezza idraulica possono essere conseguiti in un nuovo paesaggio che abbia qualità storico ambientale ed estetica e sia di nuovo frequentato dai cittadini. In particolare la vasta area a ridosso del centro e fino a Zelarino può diventare un parco fluviale con queste caratteristiche, tanto più dopo la decadenza del Piano di Lottizzazione che lì era stato predisposto e dopo riapertura del Marzenego in centro storico.
Giorgio Sarto
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