In questa intervista si parla di cittadini, di vasche di prima pioggia, di due galli nel pollaio, di troppe pompe, di competenze e responsabilità, di depurazione versus sicurezza, di guadi spariti, di colombe pasquali, di cordialità fruttuosa ma insufficiente, e perfino di un settembre nero.
Questa intervista-cronaca deriva da una divertita rievocazione di uno dei protagonisti di quella giornata (il 7 aprile del 2007), Fabrizio Zabeo, portavoce del Comitato allagati di Favaro, che M. Giovanna Lazzarin ha incoraggiato e registrato. Il periodo è stato cruciale per la sicurezza idraulica di quel quartiere: il disastro culminerà nel settembre 2007 in una drammatica alluvione, che ha finalmente convinto le autorità a prendere le misure lungamente e avvedutamente richieste dal Comitato.
La visita della Municipalità e degli allagati di Favaro alla fossa Pagana (7 aprile 2007)[1]
Il 7 aprile del 2007 – settimana di Pasqua – il Comitato allagati di Favaro porta la Municipalità a vedere la fossa Pagana. Ormai gli allagati si sono resi conto che alla prossima pioggia forte sarebbero andati sotto di brutto e vogliono capire cosa hanno da dire i responsabili della Municipalità; ma anche i politici sono desiderosi di capire e sono venuti tutti, non solo il Presidente Gabriele Scaramuzza. Ad accompagnare il gruppo c’è l’ingegner Giuseppe Baldo, Capo Uffico Tecnico del Consorzio di Bonifica Dese-Sile, mentre l’ingegner Boscolo Lisotto, di Veritas, ha dato la disponibilità telefonica essendo impegnato altrove. La sua collaborazione è importante perché l’acqua della Pagana parte dall’impianto di sollevamento della vasca di prima pioggia di via monte Mesola, gestita da Veritas. E difatti la sua disponibilità sarà preziosa perché quando il gruppo arriva nel primo tratto della fossa Pagana, dove si vede l’impianto di Veritas, Baldo da quella posizione
guarda e dice:
«Ma che strano, vedo 3 pompe idrovore enormi, cosa sono queste nuove pompe?» Guarda Fabrizio Zabeo. «Bisogna telefonare, perché io so che qui al massimo devono buttare in Pagana 1 metro cubo e mezzo d’acqua!»
Telefona a Boscolo Lisotto:
«Senti Lisotto, avete fatto cose nuove?»
«Sì, hai visto che meraviglia, abbiamo 2 pompe da 1,6 m³! »
«Io ne vedo 3 ».
«Sì, due sempre attive, da 1,6 m³ l’una, più un’altra di riserva che qualche volta attacchiamo».
«Non dirmi questo, ma tu non sai che non puoi attaccarmi più di 1,5 m³ d’acqua perché nella Pagana non ci sta?»
«Come non ci sta, così grande che è la fossa?»
Baldo è arrabbiatissimo, gli allagati e i politici all’inizio non capiscono.
Poi scoprono che tra enti non si parlano e che a maggio 2006 Veritas aveva installato altre due pompe, per sollevare la sempre più grande quantità di acqua che arrivava con le piogge, senza informarsi se la fossa Pagana avrebbe potuto ricevere 3,2 m³ d’acqua al secondo più altri 1,6 m³ della pompa di riserva.
«Mille competenze e zero responsabilità – così commenta Fabrizio Zabeo – ognuno va per conto suo e ognuno spara velocemente l’acqua al di fuori dal suo giardino senza sapere dove va quest’acqua».
Infatti in questa foto Baldo sta dicendo che già all’inizio del percorso della fossa Pagana, dietro via Domenico Savio, siamo in crisi idraulica perché il tubo che si vede non può ricevere più di 1,5 m³ d’acqua. E quindi è necessario fare un secondo tubo e una seconda botte a sifone, che verranno installati però solo nel 2008.
Le sorprese non sono finite.
Quando il gruppo arriva all’altezza del passaggio vicino all’azienda agricola Sorato, il Comitato allagati mostra l’occlusione che ha individuato, perché in quel punto l’acqua passa in un tubo da 80 cm. per giunta diviso in due. In origine questa paratoia doveva servire a creare un’area di fitodepurazione.
Baldo vede e dice:
«Ma qui io ricordo che doveva esserci un guado, che doveva far passare il di più che veniva dalla prima pompa di Veritas (l’unica di cui sapeva il Consorzio) in modo che l’acqua comunque bypassasse».
E scopre che l’area di fitodepurazione c’è…
…ma il guado non c’è.
Probabilmente i lavori si erano fermati perché avevano scoperto che di là passava un tubo dell’acquedotto abbastanza grosso.
Eravamo alla vigilia di Pasqua, le sorprese erano amare, che fare?
Nella sala dei Sorato Giorgio Ragazzoni della Municipalità di Favaro apre una colomba per tutti, gli allagati stappano le bottiglie portate da casa e si dimostra che nonostante tutto allagati, Municipalità e Consorzio Dese Sile sanno creare quella partecipazione e collaborazione di cui c’è tanto bisogno per affrontare il disastro.
La collaborazione stretta nell’uscita pasquale darà i suoi primi frutti il 21-22-23 giugno 2007, quando il Consorzio installerà velocemente, a fianco del passaggio vicino all’azienda agricola Sorato, due tubi da 1 m³ ciascuno che permettono la fuoriuscita di altri 2 m³ d’acqua.
Nel consiglio di municipalità del 5 luglio 2007 verranno accolte tutte le richieste del comitato allagati, come documenta il verbale della seduta a pp. 10-11: Indirizzi parziali e prioritari del Piano delle Acque limitatamente ai bacini scolanti di Favaro e Tessera.
Ma ormai il grande allagamento del 26 settembre 2007 è vicino e ci vorranno anni prima che i lavori proposti vengano attuati mettendo in sicurezza la zona.
Maria Giovanna Lazzarin
[1] Rielaborazione dell’intervista fatta a Fabrizio Zabeo il 16.10.2014 da Giovanna Lazzarin
§ § §
Altre foto sono raccolte nella gallery.
§ § §