Da un fosso scomparso

Francesco Vallerani, geografo dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, da anni percorre il Veneto a piedi con i suoi studenti per documentarne il paesaggio e la sua progressiva distruzione.
In un intervento del 2009 su i fiumi della gronda lagunare tra minacce e opportunità, analizzando i problemi legati all’eccesso di urbanizzazione del secondo Novecento – di cui gli allagamenti sono un sintomo preciso – ha invitato ad adottare un fosso e prendersene cura, quale gesto di responsabilità e antidoto alla depressione.

 Un fosso è un patrimonio di biodiversità se solo sapessimo risanarlo. Basta poco, la natura restituisce molto del poco che diamo[1].

Un fosso, viene da dire, cosa è mai un fosso di fronte al presente disastro idrogeologico?
Invece l’invito di Vallerani mostra la sua forza nella storia di un piccolo fosso del bacino fluviale del Marzenego che stava per sparire. Recuperato grazie all’attenzione e alla tenacia di un gruppo di cittadini riuniti nel Comitato Allagati di Favaro, aiuterà a salvare dall’allagamento un intero quartiere.
Arrivare a questo risultato non è stato semplice né veloce.
Fabrizio Zabeo, portavoce del comitato, ne aveva notato le tracce già dopo il grande allagamento del settembre 2006 e per cinque anni ne aveva seguito il lento degrado, cercando con i suoi vicini il modo di restituirgli un ruolo.
Il fosso accompagnava un’antica strada di campagna, la via Vallenari, permettendone il drenaggio. La nuova Vallenari bis, in costruzione nel 2012, tagliando in due la vecchia strada, avrebbe interrotto definitivamente anche il fosso.
Proprio il progetto della nuova strada, che prevedeva un canale consortile per mantenere l’invarianza idraulica, ha dato loro l’idea   per far rinascere il fosso: utilizzarlo come by pass per convogliare verso quel canale, in caso di piogge eccezionali, un terzo delle acque raccolte dall’impianto Veritas di prima pioggia a Favaro, quelle che verrebbero sollevate dalla pompa di riserva (la terza pompa dell’impianto).
Per capire bene l’idea che hanno avuto si può leggere qui sotto l’intervista a Fabrizio Zabeo e guardare il documento “I fossi, grande opportunità ancora possibile che all’inizio del 2012 il comitato allagati di Favaro ha presentato alla municipalità di Favaro, al consorzio di bonifica Acque risorgive, alla Veritas e al comune di Venezia, proprietario – attraverso l’I.VE. – dei terreni dove passava il fosso, in modo da coinvolgere tutti gli attori che dovevano prendere una decisione.
Sollecitati dal comitato, i giornali locali – La Nuova Venezia e Il Gazzettino – hanno diffuso l’informazione sulla proposta, rafforzandone il valore.
Nel maggio 2012 la loro idea è diventata realtà.
Una serie di foto e un video permettono di conoscere meglio la zona, vedere il canale consortile lungo la via Vallenari bis e i segni dell’antico fossato.
Un’altra serie di foto documenta i lavori fatti nel maggio 2012 per ripristinare e allargare il fosso che stava per scomparire, congiungendolo da una parte alla fossa Pagana, dall’altra al canale consortile.
[1] Citazione dall’intervento di Francesco Vallerani I fiumi della gronda lagunare tra minacce e opportunità, tenuto al seminario di storiAmestre: “fiumi, acque e allagamenti” del 3.10.09 c/o il Centro di documentazione sulla città contemporanea, via Tiepolo 19, Zelarino, Venezia. La trascrizione dell’intervento si trova nel sito storiamestre.it.

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Da un fosso quasi scomparso grandi opportunità.

Intervista a Fabrizio Zabeo

di M. Giovanna Lazzarin

Il 29 gennaio 2015 Giovanna Lazzarin (G.) ha chiesto a Fabrizio Zabeo (F.), portavoce del comitato allagati di Favaro Veneto (VE), di spiegare la storia del fosso che stava per scomparire e che invece, ricalibrato e allargato, salverà via molte vie del quartiere dagli allagamenti dovuti a piogge troppo forti e veloci.
L’intervista è partita da questa foto su cui Giovanna voleva sapere di più.
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Fabrizio Zabeo indica il punto in cui è ostruito un fosso di scarico dalla Fossa Pagana

Giovanna: Dove sei qui?

FABRIZIO: Sono lungo la prima ansa della fossa Pagana dopo che l’acqua è uscita dall’impianto Veritas di prima pioggia di via monte Mesole a Favaro. Ho scattato questa foto il giorno dopo l’allagamento del 26 settembre 2007. La fossa Pagana è l’unica via di sfogo per portare le acque di Favaro in laguna e noi volevamo sapere cosa era veramente successo (e abbiamo anche fatto un power point).  Nella foto si può vedere dove è arrivata l’acqua quel giorno, cioè fino al segno nero della nafta sull’erba vicino all’alberon. Lì si è bloccato tutto e siamo rimasti fermi e allagati fino a notte inoltrata.
Mi chiederai cosa c’entra la nafta. Non si andava più a nafta nel 2007, ma tutte le cisterne interrate in casa avevano il denso della nafta, nessuno le aveva svuotate e ormai non tenevano più; allora l’acqua è andata dentro e la nafta, più leggera, è venuta su.

G.: Nella foto stai indicando anche il fosso che dall’alberon va giù verso la Pagana. Già allora ti eri accorto di quel fosso?

F.: Sì, lo tenevo d’occhio dal 2006, dal primo allagamento. Già allora ero sotto quell’albero perché volevo capire dove andava l’acqua che usciva dall’impianto Veritas di via Monte Mesola e si scaricava nella fossa Pagana. Era un fosso naturale che drenava l’acqua della campagna verso la fossa Pagana insieme ad altri fossi. Ogni anno vedevo che spariva sempre di più, però non c’era la possibilità di incanalarlo.
Avevo fatto anche un appello per il fossato, perché si potevano scaricare le sue acque nel canale acque alte che passava a 300 metri. Se avevamo i fossi ben calibrati, come si dice, potevamo comunque assorbire un po’ d’acqua nei momenti di piena. Ma niente e vedevo scomparire quel fosso.

G.: E poi cosa è successo?

F.: Quando hanno fatto la Vallenari bis, era previsto il canale consortile ed era obbligatorio perché doveva intercettare tutti i fossi, segnati sulla carta ma quasi inesistenti, come il Trego. Ma hanno fatto veramente un buon canale – lo dico a cuor contento perché la partecipazione dei cittadini ha contribuito molto alla grandezza di quel canale – profondo e largo perché, non essendo intubato, l’argine doveva tenere. Forse avevano paura che venisse bloccato tutto per il problema idraulico. Se non ricordo male la costruzione della strada è rimasta ferma abbastanza ed è iniziata nel 2008, poco dopo il grande allagamento del 2007. Noi del Comitato allagati siamo andati decine e decine di volte su quel posto, perché era la partenza della Pagana e andavamo a vedere le pulizie che non venivano fatte e i fanghi che rimanevano. A quel punto abbiamo subito capito che ci si apriva un’opportunità.

G.: Ripristinare questo fosso è stata un’idea vostra, del comitato?

F.: Sì, non mi ricordo quando abbiamo cominciato, ma ci sono gli articoli di giornale e le mail che documentano. Avevamo saputo che il terreno su cui passava il fosso era dell’I.V.E., quindi comunale, e non occorreva espropriare. Così abbiamo portato la proposta in municipalità di Favaro.

[Fabrizio mostra questa foto:]

Il canale consortile a fianco di via Vallenari bis

In questa foto si vede la Vallenari già finita col canale consortile a lato nella parte nord rispetto alla strada, un bel canale, di circa 2 metri di base e 6 metri a livello di strada. Noi lo osservavamo mentre veniva costruito e abbiamo visto che avevano fatto delle paratoie. Sapevamo che i canali abbinati di via Martiri della libertà, verso cui confluiva, erano robusti. Questo ci ha dato l’idea di come poter utilizzare il fossato. Ormai ci era chiaro che un acquazzone potentissimo da 10 minuti ci poteva buttar sotto, era impossibile che l’acqua in 10 minuti potesse arrivare all’idrovora di Campalto attraverso la Pagana. Di ciò si sarebbe reso conto – a sorpresa – anche il Consorzio. Ma se una parte dell’acqua, in questo caso la terza parte – 1800 litri/sec.- la potevamo buttare, tramite quel fosso che faceva da by pass, nel canale consortile – che ha un’asta grande da poter contenere 10-15 minuti di acqua – questo ci avrebbe salvato.

Ho il video in cui sono documentati i lavori per ricalibrare il fosso, allargarlo e farlo diventare fosso by pass. Vuoi vederlo?

G.: Ti sei preso un permesso dal lavoro per farli?

F.: Quei quattro giorni! Sì, mi son preso dei permessi dal lavoro. La mattina facevo una capatina per vedere se c’era movimento di camion. Ma era tutto fermo perché aspettavano che arrivasse l’escavatore. Io ritornavo e non vedevo nessuno. E sai come ho saputo che stavano iniziando i lavori? Avevo chiesto che mi avvisassero e invece l’ho saputo da uno che è passato di là per caso. Poi in due giorni hanno finito tutto.
Oggi, 2015, siamo ancora in emergenza però con un ampio respiro rispetto al 2007 quando 40 mm di pioggia in 10 minuti buttavano sotto tutte le zone più vecchie di Favaro, perché erano sotto il livello della strada, facevano catino e niente si muoveva. E il fosso by pass aiuta moltissimo.

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