Oasi Lycaena – 25.4.2015
Intervista a Alberto Pesce e Giuliano Stevanato
di Mario Tonello con la partecipazione di Luisa Colio
Questa intervista è stata fatta il 25 aprile 2015 all’Oasi Lycaena. Assieme ad Alberto Pesce – che a Noale collabora con il Comitato “Noale Ambiente” – ha partecipato anche Giuliano Stevanato dell’Associazione “Terra Viva” di Salzano.
§ § §
MARIO TONELLO: Ciao Alberto e ciao Giuliano. Vorrei sentire intanto da Alberto la situazione ambientale a Noale, in riferimento specifico al Marzenego. Tu sei dell’Associazione…
ALBERTO PESCE: Terraviva, e collaboro con il Comitato di Noale “Noale Ambiente”.
M.: Siete insieme anche al WWF che cura l’oasi di Noale?
ALBERTO: No. Con loro c’è un dialogo, però. Il problema delle associazioni è quando hanno dei finanziamenti pubblici: allora abbassano un po’ gli ideali, e lavorano meno sui problemi reali. Invece i comitati… L’Associazione Terra Viva, oltre a fare un servizio pubblico, qui si è distinta perché sempre mantenuto un’etica di fondo, perché se ci sono problemi e difficoltà, bisogna risolverli. Ci vuole una coerenza di fondo.
M.: Con il Comitato NoaleAmbiente che cosa avete fatto, e che cosa programmate?
ALBERTO: Il Comitato NoaleAmbiente. è nato a causa di un impianto industriale per la lavorazione di inerti, la Cosmo di Noale, che vuole lavorare e trasformare anche rifiuti speciali che sono spesso pericolosi.
M.: Dov’è a Noale?
ALBERTO: Proprio sul ciglio del Marezenego, in via Mestrina, ai confini tra Noale e Salzano, alla confluenza del Draganziolo. Noi ci siamo attivati da subito perché l’impianto è nato per un “errore cartografico” – tra virgolette -, perché è stata scelta una lingua di terra un po’ fuori zona, e lì è stato costruito a ferragosto del 2002 un capannone che poi si è ampliato sempre di più, ed è diventato una delle aziende più grosse di costruzioni, strade, e trattamento di rifiuti pericolosi del Veneto.
M.: Il problema è quindi la collocazione dell’impianto.
ALBERTO: Sì perché potrebbe verificarsi un’emergenza, e quindi, secondo noi, essendo vicinissimo al fiume, è un posto sbagliato dove mettere un impianto di queste dimensioni. La Cosmo si occupa di trattamento di rifiuti pericolosi, e, poiché gestiscono anche la bonifica delle aree di Porto Marghera, fanno trasporti pericolosi, su strade che non sono adatte. Ma il problema più grosso, secondo noi è che vogliono trattare a caldo i fanghi anche tossici, il che comporterebbe l’emissione in atmosfera di ulteriori sostanze pericolose – anche se entro la quantità giornaliera permessa dalla legge. Noi pensiamo innanzitutto alla caduta al suolo, e poi anche all’inalazione. Già siamo sotto infrazione comunitaria perché la nostra aria è pessima.
M.: Avete avuto anche riscontri sulla salute della gente?
ALBERTO: Questo è un altro problema: in Veneto non esiste un controllo periodico. Non abbiamo qui una centralina di controllo dell’aria. Le centraline più vicine sono a Spinea e Mestre, ma in qualche modo noi possiamo monitorare l’aria: sappiamo che è stato fatto un controllo nel 2012, e ci sono stati degli sforamenti di benzene e di gas incombusti. C’è stato poi il solito scaricabarile: è stato lui, è stato l’altro, tutto un traffico… Però due episodi ci sono stati: la centrale ha avuto due emissioni anomale nel giro di due anni, perché si è rotta una sonda. Abbiamo segnalato, l’ASL è intervenuta, ha dato delle prescrizioni, però… E’ un problema grosso. Questo non fa che peggiorare l’ambiente che abbiamo. Ci sono tante aree dove si può mettere un impianto. Lo si va a fare proprio sopra un fiume? non è un posto sicuro, perché se c’è uno sversamento fortuito di qualcosa, c’è il rischio che vada dentro l’acqua. Ci vorrebbe uno spazio di sicurezza che impedisca questi eventi.
Insomma bisogna lavorare sull’emergenza ma poi bisogna lavorare sull’educazione.
GIULIANO STEVANATO: In un impianto di smaltimento rifiuti con capacità molto alte come Il Cosmo, nel caso ci fosse un allagamento potrebbero sorgere problemi grossi, perché – come risulta dal Piano delle Acque – quella è una zona allagabile. Quindi se ci sono delle sostanze in lavorazione che vengono disperse nell’acqua del Marzenego, le conseguenze peggiori si verificano a valle, compresa l’Oasi. Quindi a 1400 metri da un SIC [Sito di Interesse Comunitario, nda], che ci sia un impianto di smaltimento di rifiuti di vario genere anche pericolosi, ci ha dato molto da pensare, tant’è che io mi sono mosso come consigliere comunale a Salzano e ho chiesto al sindaco se è in grado di fare qualcosa. Abbiamo creato un movimento di opinione anche con Noale, abbiamo organizzato dei comitati, ecc., siamo andati in Regione, abbiamo battuto i pugni, siamo andati anche in televisione; però, la risultanza qual è? Che l’impianto va avanti, d’accordo, ma siamo sempre con l’ansia che se qualcosa va storto, c’è una catastrofe ambientale, eh! derivata da un impianto a 30 metri dal Marzenego.
LUISA COLIO: Ma vi hanno contestato questo timore, dicendo che no, non c’è pericolo? Che argomenti hanno portato per respingere le accuse?
GIULIANO: Ci hanno detto che loro rispettano la legge e le normative regionali; poi se andiamo a vedere politicamente cosa è successo, è successo che chi adesso è in galera, cioè Chisso, tanto per non far nomi, era culo e braga con questa gente. Quindi chi doveva controllare come ha controllato? E’ tutto un gioco. Alla Regione fa comodo che ci sia chi smaltisce i rifiuti, perché anche questo dev’essere fatto. Ma è inutile scavare a Marghera, dove c’è popò di roba da ripulire, e portare a depurare tutto a Noale.
M.: Col rischio che poi tutto ritorni a Marghera “via acqua”!
GIULIANO: Sembra tutto un controsenso, insomma. Allora queste problematiche dovrebbero essere condivise tra più persone, come abbiamo detto. C’è il Contratto di fiume. Non so se riusciremo ad elencare tutte le problematiche e risolverle, però quanto meno a metterle in fila.
M.: Sviluppare la coscienza che ci sono questi aspetti che vanno considerati…
GIULIANO: Perché uno dice: ah, l’Oasi Lycaena qua e là… Ma siamo sempre sul filo del rasoio, abbiamo il bosco che cade, abbiamo la Cosmo che se niente niente c’è una perdita, ce la beviamo tutta quanta… Ma di cosa stiamo parlando?
M.: Non conterà niente, d’accordo, ma secondo me che la gente cominci a camminare lungo il fiume e a vedere le cose, serve allo scopo di modificare l’opinione pubblica e a darle un po’ di coscienza e magari a farle venire anche un po’ di paura, perché qui si tratta di salvaguardare la salute, no? non solo di godersi il paesaggio.
GIULIANO: Se abbiamo l’acqua idonea ad irrigare i campi, ciò che coltivi sarà più sano! E’ elementare il discorso! Non è che ci vogliano grandi scienziati per capite queste cose.
M.: I coltivatori del radicchio, hanno una voce in capitolo?
GIULIANO: Ai coltivatori di radicchio, basta che ci sia acqua e vendere il radicchio. Gli domandiamo cosa buttano loro nel radicchio? Guardate che se venite qua, vicino a un campo di radicchio, quando è settembre o ottobre che è bello grande, sentirete degli odori incredibili, irrespirabili! Non so cosa ci buttano!
ALBERTO: C’è un verme che mangia le radici, e quindi… Aziende che lavorano 5 o 6 ettari di radicchio parlavano – al lordo – di 300.000 euro di ricavo per sei mesi di lavorazione! Certo poi ci sono le spese, di manodopera, ecc., ma altro che mais! Una azienda di Cappella spedisce via aerea fino in Giappone il radicchio di Treviso.
GIULIANO: Sì, ma è giusto valorizzare il prodotto, che ha un alto valore aggiunto, ma bisognerebbe farlo con delle regole, e rispettare la natura dei terreni.
M.: Bene. Vi ringrazio per tutte le informazioni e la vostra gentilezza.
GIULIANO: Il fatto è che se si conosce si può fare qualcosa, ma se non si conosce… E per conoscere bisogna divulgare.
M.: Ancora grazie, e arrivederci.
§ § §