di Maria Giovanna Lazzarin
Lo Scolmatore è un’opera imponente. Qualcuno la paragona alla tangenziale autostradale, per il volume di traffico (acqua, nel caso) che smaltisce in laguna, prevenendo gli allagamenti in città. Un’opera di queste ambizioni ha come è naturale subito obiezioni anche consistenti, nella sua progettazione, obiezioni non irragionevoli, e spesso confermate dagli esiti. Comunque rimane la funzione positiva che lo Scolmatore ha svolto in passato e svolge tuttora. Ma la maturazione della coscienza ecologica ha fatto emergere anche dei limiti per la salute ambientale. E sono state avanzate delle proposte di origine popolare per bonificare e dotare il canale delle funzioni depurative e paesaggistiche desiderabili.
M. Giovanna Lazzarin ne ha tracciato sinteticamente la storia.
Fino agli anni Ottanta del Novecento il Marzenego entrava in Mestre con tutti i suoi affluenti. L’unico sfioro del fiume era lo scaricatore alle rotte, costruito a valle presso il forte Manin di San Giuliano. Quando arrivava una piena, venivano aperte le porte vinciane e una parte dell’acqua si scaricava in laguna.
Da tempo gli enti locali si erano posti il problema della sistemazione idraulica delle zone agricole e residenziali a Nord Ovest di Mestre, senza mai arrivare a risultati concreti date le difficoltà di giungere a un accordo generale tra i vari enti.
Il primo progetto di un nuovo scolo che deviasse una parte delle acque del fiume all’esterno della città portandole a scaricare nell’Osellino, partendo dalla zona dei Quattro Cantoni sulla Castellana, è il progetto Monterumici del 1889[1].
Ma solo nel 1962, quando viene approvato con decreto ministeriale il progetto per la sistemazione della nuova rete di fognatura della terraferma veneziana[2], viene predisposto anche un progetto generale per la sistemazione del fiume Marzenego e dei suoi affluenti, la cui realizzazione preventiva era considerata condizione indispensabile per realizzare la prevista nuova rete.
Il progetto è steso dall’ingegner Giuseppe Ceron del consorzio di bonifica Dese Superiore, dall’ingegner Aldo Rinaldo e dal geometra Italo Ravasini del consorzio di bonifica Dese Inferiore, dall’ingegner Giandomenico Ferri Cataldi del comune di Venezia ed è diviso in due parti: la prima parte, affidata al consorzio di bonifica Dese Inferiore, prevede:
1) la rettifica del tracciato del fiume Marzenego nell’ultima asta prima dell’abitato di Mestre;
2) la costruzione di uno scolmatore di piena del fiume a monte dell’abitato di Mestre per il convogliamento delle acque basse;
3) la costruzione degli impianti idrovori per il deflusso a scolo alternato con scarico diretto nella laguna di Venezia;
4) la sistemazione definitiva del tratto del fiume Marzenego-Osellino a valle del molino Gaggian fino allo scarico in laguna.
La seconda parte, affidata al consorzio di bonifica Dese Superiore, prevede:
5) la sistemazione dell’asta principale del fiume Marzenego dall’origine fino a monte dell’abitato di Mestre in località molino Gaggian;
6) La sistemazione dei collettori secondari affluenti del fiume Marzenego nel territorio della provincia di Venezia;
7) la delimitazione delle zone basse a Nord-Ovest di Mestre che dovranno essere sistemate con bonifica a scolo meccanico alternato[3].
Dalla relazione fatta in quell’occasione si capisce che la prima preoccupazione dell’ingegner Rinaldo del consorzio Dese Inferiore è quella di scegliere un tracciato dello scolmatore di piena che non interessi il nodo ferroviario e il centro abitato e non limiti l’ulteriore sviluppo urbano. Per questo propone di convogliare le acque dello scolmatore di piena del fiume lungo la costruenda tangenziale dell’autostrada Mestre-Trieste fino all’intersezione dello scolo Bazzera con la ferrovia Mestre-Trieste per poi condurle lungo questo scolo fino allo scarico in laguna. Questo percorso permetterà di ridurre i costi per l’esproprio dei terreni; le spese verranno ulteriormente ridotte dalla scelta di rivestire lo scolmatore con una struttura in calcestruzzo del tipo prefabbricato.
L’ingegner Ceron del consorzio Dese Superiore ritiene invece necessario fare un’opera radicale di manutenzone del corso del fiume e dei collettori che vi si gettano e non è convinto dell’utilità dello scolmatore proposto dall’ingegner Rinaldo; sarà l’unico a non approvarlo nella Commissione di studio nominata nel 1961 su iniziativa dell’ufficio del Genio Civile di Venezia[4].
Quando finalmente nel 1968, anche sulla spinta dei problemi sorti con l’alluvione del 1966, partono i progetti esecutivi, la sistemazione idraulica del fiume Marzenego viene ritenuta di interesse pubblico sia per il pericolo che il fiume rappresenta per l’abitato di Mestre sia per gli ostacoli che frappone alla realizzazione di una efficiente fognatura urbana; pertanto la spesa viene ripartita tra il Ministero dell’Agricoltura e Foreste e il Ministero dei lavori pubblici.
Priorità assoluta viene data alla costruzione del canale scolmatore e degli allaccianti che vi convogliano le acque degli affluenti del Marzenego.
Nel 1970 viene presentato dal presidente dell’Agribeton Giovanni Battista Sammartini il progetto vincitore dell’appalto concorso. Nel 1972-1973 inizia la costruzione dello scolmatore i cui lavori proseguiranno fino agli anni ottanta.
(Altre immagini della costruzione delle Scolmatore (concesse dal Consorzio di bonifica Acque Risorgive) sono visibili in questo Album)
Ora la Dosa, il rio Cimetto, il Roviego, il rio Storto, il Rio Moro, il Fosso del Terraglio e la Bazzera vanno tutti a finire in questo canale, che, dopo aver affiancato per un tratto la tangenziale di Mestre, attraversa la campagna tra Dese e Favaro, passa a nord di forte Bazzera[5], e deposita le sue acque all’idrovora di Tessera[6]. L’unico affluente importante rimasto nel Marzenego è il Draganziolo, che nasce in centro a Resana e si immette nel fiume a monte di Robegano[7]. In questo modo vengono tolti 40 metricubi /secondo al Marzenego, permettendogli di attraversare Mestre in tutta sicurezza.
Pregi, difetti, nuove proposte
Ma, passati trent’anni dalla sua costruzione, se ne vedono anche i difetti.
Il geometra Mirco Capo dal 1974 ha diretto i lavori degli allaccianti, i baffi, con cui la Dosa, il Roviego, il Rio Storto e gli altri affluenti sono stati immessi nello Scolmatore. Il 5 gennaio 2011, intervistato da M. Giovanna Lazzarin e M. Granzotto, difende l’opera, perché Mestre senza lo Scolmatore non potrebbe vivere. Ma aggiunge: Lo Scolmatore è stata un’incisione notevole dal punto di vista ambientale, dal punto di vista ecologico.
Lorenzo Del Rizzo, direttore del consorzio di bonifica Dese Sile dal 1998 al 2009, intervenendo a un seminario, lo ha portato ad esempio di scelte poco lungimiranti:
Canali come lo Scolmatore sono buoni conduttori idraulici, ma guardiamo cosa sono dal punto di vista ambientale! Manca l’interazione tra l’acqua e la terra, non è possibile l’auto depurazione come nei veri corsi d’acqua. Dal 1970 ad oggi ha accumulato sedimenti su sedimenti. Se fosse a secco non si troverebbero solo terra, ma rifiuti inquinanti: macchine, biciclette, elettrodomestici. Produce una accelerazione micidiale dei deflussi. Anche dal punto di vista paesaggistico è ben poco attraente! Ma il vero problema dell’opera è la sua irreversibilità: è stata fatta in modo tale che chiunque volesse decidere diversamente sulla sua utilità non sarebbe in grado di incidere, perché i costi della modifica sarebbero talmente elevati da compromettere tutta l’iniziativa.[8]
Nel 2004, sotto la sua direzione, lo Scolmatore ha assunto una nuova immagine: lungo il suo argine sono state realizzate barriere di vegetazione, finanziate dalla Regione Veneto all’interno del programma di interventi per la prevenzione dell’inquinamento e il risanamento delle acque del bacino idrografico immediatamente versante nella laguna di Venezia.
C’è un elaborato grafico molto interessante:
“Consorzio di bonifica Dese Sile: progetto di realizzazione di barriere di vegetazione lungo il canale scolmatore in comune di Venezia. Sono segnalate in verde le barriere di vegetazione e descritte con uno schema le quattro modalità piantumazione.” Questo progetto è visibile qui.
Alcune sue parti sono così diventate delle possibili passeggiate nel verde.
(Altre foto dello Scolmatore com’è oggi si possono vedere in questa Gallery)
Nel 2009 l’associazione CO.C.I.T. (coordinamento contro l’inquinamento da tangenziale) che opera per la difesa della salute delle persone e dell’ambiente rispetto alle conseguenze nocive prodotte dal traffico veicolare nella Tangenziale di Mestre e in tutto il territorio comunale ha elaborato una progetto Scolmatore all’interno delle sue proposte volte a mitigare l’inquinamento dell’aria nelle zone attraversate dalla Tangenziale di Mestre:
Il progetto Scolmatore suggerisce, dove possibile, l’eliminazione delle scarpate cementate e l’allargamento della sezione con sponde aventi pendenze graduali e sulla cui sommità potranno essere previste delle fasce alberate, mentre in quelle più vicine all’acqua e spesso sommerse suggerisce la fitodepurazione. Tale sistemazione sarà in grado di adempiere a più scopi fra i quali: il disinquinamento della Laguna di Venezia e l’aumento della capacità d’invaso, correlato alla riduzione dei picchi di piena in concomitanza agli eventi più critici. Nell’immagine seguente si riporta un esempio estratto dall’abaco delle proposte di mitigazione/compensazione. In rosso sono evidenziate le superfici più idonee alla fitodepurazione in cui si consiglia l’impiego di specie quali la cannuccia (Phragmites australis), la canna comune (Arundo donax), la mazzasorda (Typha latifoglia e T. angustifolia). Questa proposta, come riportano le tavole, potrebbe concretizzarsi a nord e ad ovest del Forte Carpenedo e ad ovest della tangenziale fra lo svincolo Castellana e via Borgo Pezzana.
L’intero progetto è qui riportato.
Che lo Scolmatore possa rinascere a nuova vita?
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[1] Si tratta del progetto Monterumici, ingegnere dell’allora Consorzio Dese, citato in Luigino Scroccaro, Tre fiumi e un fiumetto.Dal Consorzio idraulico Dese al Consorzio di bonifica Dese-Sile 1808-1980, Treviso 2004, p.43.
[2] Decreto n. 13068 del 25 luglio 1962 del Ministero dei lavori pubblici di concerto con il Ministero per la sanità.
[3] Archivio consorzio di bonifica Dese Sile, fondo Consorzio Dese Superiore, Serie Lavori, sottoserie Progetti generali, busta n.758 1962 dic.3, progetto generale per la sistemazione del fiume Marzenego e dei suoi affluenti, esteso dagli ing. Giuseppe Ceron, Giandomenico Ferri Cataldi, Aldo Rinaldo e dal geom. Italo Ravasini, congiuntamente al Consorzio di bonifica Dese Superiore, p.5-6, in Archivi Contemporanei di Storia Politica – Fondazione Cassamarca, Ca’ Tron di Roncade.
[4] Archivio consorzio di bonifica Dese Sile, fondo Consorzio Dese Superiore, Serie Lavori, sottoserie Progetti generali, busta n.758 1962 dic.3, progetto generale per la sistemazione del fiume Marzenego e dei suoi affluenti, esteso dagli ing. Giuseppe Ceron, Giandomenico Ferri Cataldi, Aldo Rinaldo e dal geom. Italo Ravasini, congiuntamente al Consorzio di bonifica Dese Superiore, p.38, in Archivi Contemporanei di Storia Politica – Fondazione Cassamarca, Ca’ Tron di Roncade.
[5] ll forte Bazzera è stato una polveriera, costruita all’inizio ‘900 quale rafforzamento e ammodernamento del sistema fortificato mestrino. Si trova a poche decine di metri dalla pista dell’aeroporto Marco Polo di Venezia.
[6] Frazione del Comune di Venezia, appartiene al Municipalità di Favaro
[7] Frazione del Comune di Martellago.
[8] Intervento di Lorenzo Del Rizzo, “Gli allagamenti nel territorio di Mestre del settembre 2006 e 2007: individuazione delle cause e dei rimedi”, seminario “Il governo delle acque”, 24 novembre 2009, Centro di documentazione sulla città contemporanea.
Maria Giovanna Lazzarin
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