Testimonianza della famiglia Zago di via Venezia
(a cura di F. Campagnaro)
Zago Mosè, dai più conosciuto come Mosè Manoeo, classe 1924 e licenza elementare, quando era d’obbligo portarsi a scuola un pezzo di legna per alimentare la stufa nelle fredde giornate di quei lontani inverni, figlio di contadini, che ha subito imparato a conoscere il mondo dei campi, e di agricoltura è vissuto per tutta la sua vita professionale.
Il suo è stato un percorso comune a tanti agricoltori della sua generazione.
Partiti da una condizione di prevalente lavoro manuale, con il supporto di una modesta forza animale, sono riusciti, a partire dalla fine dgli anni 50, ad affrancarsi da una limitante posizione di mezzadria, acquisendo gradualmente i terreni condotti, anche se a costo di onerosi indebitamenti e grandi sacrifici familiari, perché di aziende-famiglie si trattava.
Ha poi fatto seguito un periodo di grandi innovazioni nei processi di coltivazione, con l’introduzione dell’utilizzo dei concimi, dei fitofarmaci, e di rivoluzionari ibridi di mais che, grazie anche ad una favorevole congiuntura di mercato, hanno consentito a questi imprenditori di strutturare delle valide imprese, talvolta allargate all’attività di allevamento animale.
Viste queste note, in che cosa si è caratterizzata l’opera di questo agricoltore? Possiamo certamente dire che grande è stata la sua passione per la terra, vissuta attraverso una ricerca costante dei mezzi di produzione innovativi e meno inquinanti, anche se più costosi, e con un loro uso oculato e parsimonioso, attraverso la presenza di prati stabili,, di coltivazioni arboree da legno e di fasce di rispetto lungo i canali.
Ma ancora più forte è stato il legame con l’acqua, quell’acqua cristallina di risorgiva che, fresca d’estate e fumante di inverno, costeggiava per quasi due chilometri col nome di “Coriolo” i terreni su cui lavorava. Coriolo che fu sempre generoso, fornendogli da bambino avventurose e provvidenziali pescate di “marsoni” catturati con la fiocina sotto a qualche ceppaia adagiati sul pelo dell’acqua e, più avanti, la sicurezza di poter conseguire buoni raccolti anche con estati particolarmente siccitose.
Per questo consentì di impegnarsi come consigliere del Consorzio di Bonifica Dese Sile e di sollecitare, con l’energia che gli era propria, quegli interventi di manutenzione idraulica particolarmente necessari in un terreno ricco d’acque e dai mutevoli profili alluvionali quali il nostro. E di queste stesse tematiche di cura dei corsi d’acqua si impegnò anche all’interno dell’Amministrazione comunale destinando risorse alla pulizia degli argini, all’apertura di scoline di deflusso, al rifacimento di ponti impraticabili come quello sul Marzenego ai Prai.
Azioni queste che cercò di attuare nel rispetto delle siepi di ripa, delle capezzagne e di tutti quegli elementi naturali che caratterizzano il nostro bel paesaggio agrario.
Ebbe inoltre, particolare attenzione a combattere l’abbandono incivile di rifiuti lungo i corsi d’acqua e ai margini dei campi. Questa in sostanza fu la sua opera: cercare di essere un piccolo imprenditore agricolo al passo con i tempi, al servizio, ove possibile, della comunità, sempre, comunque, pienamente consapevole del profondo rispetto dovuto in ogni caso all’ambiente naturale, nelle forme e nelle espressioni che i succedersi delle stagioni generosamente ci regala.
E tutto ciò a tutela e salvaguardia di un bene che abbiamo ricevuto in uso e che abbiamo il dovere etico di consegnare non compromesso a chi ci seguirà in questa impegnativa, ma avvincente avventura che è la vita.
[Mosè Zago (90 anni) è mancato il 17 gennaio 2015. La Tribuna di Treviso ne ha dato notizia]
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