Francesco Vallerani – Devozione fluviale e il sistema sorgivo…
parte 5/6
pag. 5 - Piccoli fiumi: lo Zero - Waterfront urbani - fruizione
Lo Zero ha un patrimonio anche di ex ruote idrauliche: abbiamo un patrimonio di piccoli fiumi che si presenta con questa ricchezza di manufatti; c’è inoltre il ruolo delle fasce tampone che sono delle strutture di biodiversità che hanno delle funzioni molto ben definite dai consorzi di bonifica, e qui voglio citare una situazione che fa onore al Consorzio che regola il basso Zero ovvero il famoso progetto Nicolas.
La natura sa rigenerarsi
Non so se ne parleremo oggi, comunque vale la pena accennarvi perché è stata un’esperienza inaspettata, in cui si vede come Madre Natura, soprattutto nei confronti e in prossimità di corsi d’acqua, si rigenera con una velocità straordinaria. Questo è un processo che per esempio è stato studiato negli anni ‘90 nello Jutland in Danimarca, dove stanno rimeandrizzando tutti i fiumi che avevano rettificato negli anni 60, avendo capito la multifunzionalità dell’andamento a meandri e del restituire golene. In Olanda stanno addirittura riallagando i polders meno produttivi perché effettivamente non danno questo grande reddito.
Interventi simili si stanno realizzando anche a Valle Vecchia di Caorle, dove hanno un numero consistente di ettari: ecco qua la situazione nel 2008.
Oppure un nuovo meandro a Noale, ma si interviene anche sugli elementi minori. Io credo che questo nuovo approccio abbia avuto una straordinaria efficacia dimostrativa, offrendo validi spunti per non abbandonare la speranza. Simili interventi sono stati realizzati alle sorgenti del Tergola, poco a monte delle paludi di Onara, rivitalizzando il sistema idrico posto più a valle.
La devozione fluviale si misura anche valutando il recupero dei più modesti waterfronts fluviali. Come nel caso di Conegliano, una delle città col consumo di suolo più forsennato, dove finalmente si è capito che il fiume cittadino, il Monticano, di cui si sono sempre temute le rare esondazioni, in realtà è un fiume che offre grandi possibilità di riavvicinamento delle persone all’acqua. Lo stesso dicasi del suo affluente Lia, il fiume che lambisce il ristorante Gambrinus a San Polo di Piave, un altro corso d’acqua di risorgiva dove si sta cercando di restituirgli dignitose portate d’acqua.
Quindi in pratica quella dei paesaggi d’acqua è proprio l’ultima frontiera di beni comuni.
Si potrebbero evocare molti altri esempi di attraenti opportunità per un recupero attento dei corridoi fluviali, dispersi tra le maglie sempre più dense della città diffusa, sorta di Atlantidi liquide che compongono la filigrana di qualcosa che potrebbe essere recuperato, nonostante l’obiettivo impoverimento ecologico sia degli ecosistemi ripari che acquatici.
Tale patrimonio sta suscitando l’interesse di molti gruppi di cittadini, che si associano per meglio collaborare. È questo il caso dell’associazione “Paesaggi di Risorgiva” di Camposampiero che svolgono attività di “soft rafting”, a bordo di comodi gommoni lungo la rete idrografica sorgiva tra Cittadella e Castelfranco. Si è ormai coscienti del potere rigenerante della prossimità ai corsi d’acqua, dovuto al fatto che esiste un’innata preferenza per i bluespaces soprattutto per il loro potere rasserenante; perciò in pianificazione urbanistica è importantissimo restituire ai cittadini il corso d’acqua che ha una straordinaria capacità attrattiva.