Francesco Vallerani – Devozione fluviale e il sistema sorgivo…
parte 3/6
pag. 3 - Fenomeni estremi - Inquinamento PFAS - Bene pubblico >< Interesse privato
Una situazione simile si è verificata nell’estate del 2017 anche nel nostro Paese. Si tratta di eventi che non è facile ricordare se non si è stati direttamente coinvolti.
Ondate di calore-siccità-incendi
E infatti nell’estate del 2017 abbiamo avuto una successione di ondate di calore devastanti, tant’è che in Puglia abbiamo toccato temperature mai registrate; o meglio, non è che non siano mai stati raggiunti quei picchi, ma ciò che è stato anomalo è la durata eccezionale della situazione di estremo termico.
Altro anomalo picco termico è stato raggiunto nella nostra pianura verso la fine giugno del 2019, in corrispondenza della consueta variabilità termica identificata dalla tradizione in occasione della festa di San Pietro, il 29 giugno, toccando per qualche giorno valori attorno ai 43°
Conseguenze evidenti di queste ricorrenti anomalie climatiche condizionano pesantemente il Deflusso Minimo Vitale dei nostri corsi d’acqua, stabilito in base alle norme della Direttiva Europea delle Acque. A questa riduzione dei deflussi si accompagna purtroppo un preoccupante livello di inquinamento: palesi le criticità lungo tutto il bacino dell’Agno – Guà – Frassine che va poi a confluire in Brenta attraverso il corridoio fluviale del Gorzone.
+ siccità = – fitodepurazione + inquinamento – acqua buona
Un aspetto interessante del rapporto tra fiume e portata d’acqua lo si può verificare considerando il medio corso del Brenta, il quale, in fase di morbida, ha la possibilità di esondare e allagare le sue golene, attivando quindi il processo di fitodepurazione e tutta l’attività biologica legata al suo specifico ecosistema.
Peccato però che il medio Brenta sia anche un’antologia di oltraggi veramente inquietante e ben diversificata, utile per compilare una summa degli impatti ambientali: dalle discariche abusive alla prolungata immissione in falda di cromo esavalente, dall’installazione di produzioni con impatti pericolosi al prelievo di inerti, fino al costante dilavamento dei prodotti chimici usati nelle circostanti campagne.
Il medio Brenta si è trovato, nella fase della crescita senza sviluppo, al centro della corsa all’oro bianco, ovvero le sabbie e ghiaie che compongono il suo alveo. Tale prelievo di inerti in alveo ha prodotto una significativa erosione retroattiva, determinando l’abbassamento dell’alveo, minando alla base la stabilità dei piloni dei ponti.
Emblematico in tal senso è il crollo del ponte di Fontaniva nel 1976, evento che ha lasciato una profonda impressione, attivando una critica severa. Tant’è che a seguito di questo crollo si è bloccato il prelievo di inerti in alveo ed è iniziato lo scavo dei terreni di antiche divagazioni. Sono gli stessi in cui sono apparsi evidenti i danni causati dalle cave aperte sui pendii dei colli Euganei, tanto da bloccarne l’attività con una legge specifica. Se ci si impegna per il bene comune qualche risultato si ottiene.