Atti del Convegno – Sottani 3

Andrea Sottani – La disponibilità di risorse idriche…
Parte III/V
III. Qualità della risorsa: valori di parametro, fenomeni di contaminazione e azioni correttive - pag. 3

29. Dal punto di vista della qualità della risorsa, il panorama è parimenti ricco di preoccupazioni.

L’immagine di copertina evidenzia la presenza sul territorio di fenomeni importanti di inquinamento delle falde, con percorsi dei contaminanti (plumes) per decine di chilometri nel sottosuolo.


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30. Per coloro che non si occupano giornalmente dei temi di inquinamento delle acque sotterranee risulta utile una premessa esemplificativa.

In una piscina olimpionica di volume pari a 2500 mc, basterebbe il contenuto di una bottiglietta di coca-cola (25 cc) riempita di piombo solubile o di solventi clorurati totali (e.g. trielina) per mettere l’intero volume idrico fuori uso rispetto al parametro soglia potabilità per queste sostanze, corrispondente a 10 microgrammi per litro.

Se si valutano sostanze come i PCB (policlorobifenili), basta un quarto di una goccia all’interno di una piscina olimpionica per raggiungere il medesimo effetto.

L’esempio, ancorché significativo, è comunque necessario per far capire l’attuale potenza della diagnosi scientifica, ovvero la precisione e la capacità strumentale delle odierne analisi chimiche di laboratorio, in grado di cogliere (e quantificare) la presenza di un contaminante in ragione di frazioni di una goccia entro una piscina.


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31. Detto questo, ricollegandosi al tema del Convegno, è anche interessante rammentare che le risorgive sono intimamente collegate con le falde e che quest’ultime sono sfruttate prioritariamente per il bene pubblico ‘acqua’ distribuita dagli acquedotti; ciò non di meno le risorse sono continuamente bersagliate da una miriade di possibili sorgenti di inquinamento.

Tra i tanti fattori che possiamo enumerare, quello che in questa sede interessa sottolineare è inusuale. Si tratta degli effetti di una perforazione impropria del sottosuolo o comunque di azioni umane che vengono effettuate “a fin di bene” e talora condotte con superficialità.

Oltre alle tipiche attività industriali ed alle discariche di rifiuti, c’è da considerare l’attività agricola intensiva, che ha largamente utilizzato fino a 10 anni fa principi e composti che oggi fortunosamente hanno una regolamentazione più stringente e più ragionevole.

Una fonte di pressione incredibile per le falde è ascrivibile anche ai sali utilizzati per le strade e le autostrade in periodo invernale per facilitare il transito (deicing), perché i cloruri che si liberano non vengono trattenuti praticamente da alcun sistema e quindi, alla lunga, si accumulano nelle nostre falde.

Consola amaramente il fatto che con l’aumento globale delle temperature essi verranno utilizzati sempre meno nel nostro territorio?


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32.33.34.35.36.37. Alcune immagini contribuiscono a tenere alta l’attenzione sulle molteplici sorgenti di contaminazione: scorie con metalli pesanti nel sottosuolo, perdita di idrocarburi in alveo, serbatoi interrati di idrocarburi o attività industriali con stoccaggi, industrie chimiche, raffinerie, discariche di rifiuti industriali e civili, impianti di trattamento, incendi … (le acque di spegnimento di un incendio possono costituire una situazione difficile da gestire in termini del chimismo delle acque sotterranee).


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38. Per tornare alle perforazioni si annette uno schema concettuale, tratto da una pubblicazione del servizio geologico degli Stati Uniti [dia 38]: si osserva sulla sinistra il pozzo di un acquedotto (public supply well), terebrato per andare a catturare l’acquifero pregiato, protetto da un tappo di argilla impermeabile. L’acquedotto ha filtrato correttamente il pozzo solo nella parte bassa, per intercettare acque profonde e protette. Ciò che non era dato immaginare prima è l’esistenza di perforazioni private, eseguite in modo errato, ammalorate o abbandonate negli anni, che sul lungo periodo possono rappresentare un punto di connessione tra la sorgente superficiale e le acque di acquedotto.


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39. Volendo scendere nella sfera locale si consideri che alla data dell’ultimo censimento fruibile nel comune di Castelfranco il Genio civile di Treviso nel 2000 (vent’anni addietro!) ha calcolato l’esistenza di 2189 pozzi. Proiettando il dato sulla superficie del comune è da intendersi una perforazione ogni 150 metri all’interno di una maglia quadrata.

La densità di questi punti è ragguardevole.

Il rischio ambientale è concreto.


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40. Il quadro idrochimico territoriale è costellato dalla presenza di fenomeni di inquinamento: i cosiddetti plumes, ovvero i pennacchi di contaminazione, sono presenti lungo tutta la fascia di territorio veneto oggetto di antropizzazione.

La fotografia presentata è peraltro datata (1994) cosicché è dato sperare che ognuno di questi fenomeni sia stato mappato, studiato ed affrontato con azioni di bonifica (remediation).


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41. La mappa andrebbe aggiornata con situazioni come quella della contaminazione da Pfas, fenomeno che investe l’area vicentina e che può sicuramente dimostrarsi tra i casi più rilevanti dal punto di vista territoriale.

La piuma dei composti poli- e perfluoroalchiliche ha raggiunto quasi 40-45 km di distanza dalla sorgente, determinando situazioni delicate per gli aspetti ambientali oppure onerose in senso acquedottistico.

Ad oggi questi fenomeni hanno avuto una incidenza in primis “tariffaria”, stante il fatto che è la cittadinanza a doversi sobbarcare ogni extracosto di gestione.

Sono in corso stime sulle implicazioni, ancora più importanti, dal punto di vista sanitario, sociale e ambientale che queste fenomenologie determinano.

[segue  – Sottani 4]

[All’inizio della sezione Convegno]

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