Tavola rotonda: L’ACQUA È FINITA? Conflitti e possibili soluzioni
Moderatore: PIETRO CASETTA
Geografo, Giornalista, socio dell’Associazione Regionale Giornalisti Agroalimentari e Ambientali
BRUNA GUMIERO
Ecologa fluviale – Università di Bologna
DAL DEFLUSSO MINIMO VITALE AL DEFLUSSO ECOLOGICO. QUALITÀ DELLE ACQUE. INQUINAMENTO E SALVAGUARDIA BIOLOGICA
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Casetta: concludiamo le introduzioni a questa tavola rotonda con la professoressa Bruna Gumiero, ecologa dell’Università di Bologna. Prego.
Gumiero: Buongiorno sono un’ecologa che insegna all’Università di Bologna da circa 25 anni e in particolare mi occupo di fiumi da 30 anni cioè dalla mia tesi di laurea seguita poi da quella di dottorato sempre su argomenti fluviali. Da allora non ho mai smesso di occuparmi di fiumi e dei loro bacini. Diciamo che il mio ruolo è prendere la difesa dell’ecosistema fluviale e quindi fare “l’avvocato del fiume”. Si parla spesso di acqua e di fiumi ma molto poco ci si sofferma a parlare dell’ecosistema fluviale e di come funziona in altre parole lo conosciamo poco. Ma se non si conosce a fondo come possiamo tutelarlo o riqualificarlo? In Italia abbiamo la fortuna di avere i contratti di fiume ma purtroppo molto di rado c’è la presenza di esperti del fiume (ecologi fluviali, biologi, geomorfologi etc.) in questi processi, abbastanza spesso, viene dedicato molto tempo a parlare di attività economiche o ricreative come piste ciclabili, canoe, delle necessità irrigue, idroelettriche etc. dimenticandoci tra le tante cose che un ecosistema fluviale degradato può dare alla società molti meno servizi di uno in buona salute.
Anche se noi non ne vediamo ancora i risultati relativamente alla gestione del territorio è avvenuta una rivoluzione nel 2015, quando è stata istituita l’agenda 2030 per sostenere uno SVILUPPO SOSTENIBILE (Sviluppo sostenibile: il soddisfacimento dei bisogni della presente generazione senza compromettere le possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri)
Questa agenda è nata ed è stata approvata da tutti i paesi ONU (193 su 196), per affrontare l’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo tra cui la nostra gestione del territorio. Da ciò emergono due punti chiave:
1 – la necessità di cambiare i nostri stili di vita in modo significativo;
2 – conoscere meglio il nostro territorio e a scala più ampia il nostro Pianeta, in altre parole dobbiamo incrementare le nostre conoscenze ecologiche.
L’agenda 2030 presenta 17 obiettivi generali che l’umanità dovrebbe raggiungere nel 2030, forse questo traguardo è un pochino troppo ottimistico ma essi ci indicano sicuramente la direzione e il percorso che dobbiamo intraprendere.
Nonostante tutti gli obbiettivi siano in relazione tra loro almeno 6 di questi obiettivi interessano direttamente il nostro campo di riflessione: si parla ad esempio di agricoltura sostenibile, di condizioni di salute, di acqua pulita, di modelli di produzione non inquinanti, di lotta al cambiamento climatico, di difesa della biodiversità. Tutti questi punti affrontano chiaramente temi di vitale importanza al punto che risulta inutile spiegarne il perché.
Mi soffermerò sul concetto di valore degli ecosistemi e delle loro risorse.
Oltre al valore di mercato che tutti noi conosciamo è necessario considerare e attribuire diverse tipologie di valore alle risorse e più in generale ai servizi ecosistemici. Questi servizi devono essere valutati non solo dal loro valore di utilizzo o di mercato ma anche e soprattutto dai valori di non uso.
I valori di NON USO:
Valore di opzione desiderio di assicurarsi la disponibilità del bene nel futuro poiché non sappiamo ancora tutte le opportunità che ci darà quel determinato ecosistema o quella risorsa;
Valore di esistenza preservare il bene da una possibile distruzione, noi non abbiamo nessun diritto di distruggere un ecosistema estremamente complesso com’è quello fluviale, che si è evoluto in milioni di anni e che dà alla società molti e indispensabili servizi;
Valore di lascito possibilità di usufruire di un determinato bene da parte delle generazioni future.
Le scienze ecologiche ci permettono di conoscere a fondo l’ecosistema fluviale e di capire che il fiume non è composto solo da acqua e sassi, sabbia o argille ma tra questi sedimenti vivono moltissimi organismi. Molti di questi organismi non si vedono a occhio nudo (microrganismi) e non riusciamo a vederl se non al microscopio, ma hanno un ruolo fondamentale, alcuni sono decompositori e trasformano la sostanza organica morta in molecole inorganiche riutilizzabili dalle alghe e dalle piante acquatiche che a loro volta sono in grado con la fotosintesi di “formare” di nuovo la sostanza organica. Ad esempio quando vedete quel substrato verde sui ciottoli immaginatevi un sistema in miniatura composto da batteri, funghi, microalghe e muschi chiamato perifiton dove tutti questi microrganismi vivono assieme e trasformano la sostanza organica. Questo è un piccolo sistema di depurazione molto efficiente nel ridurre l’inquinamento organico o rimuovere l’eccesso di nutrienti.
Inoltre nei fiumi, tra gli interstizi dei sedimenti, vive anche una comunità di piccoli organismi, ma visibili a occhi nudo, i così detti macroinvertebrati. Questa comunità è composta prevalentemente da larve acquatiche di insetti, ma anche da piccoli crostacei, molluschi, oligocheti etc. che oltre ad essere un prezioso alimento per i pesci hanno un ruolo importante nella trasformazione della sostanza organica. Infatti la comunità di macroinvertebrati hanno un ruolo chiave nel processo di “auto depurazione” del fiume. I macroinvertebrati fluviali sono stati i primi organismi ad essere utilizzati ufficialmente come indicatori di qualità delle acque dolci fin dal 1992 e in seguito inserito nella D. Lsg. 152/99.
Un ecosistema fluviale è un sistema complesso caratterizzato da un’elevata eterogeneità di habitat dovuti alle diverse velocità di corrente, diverse profondità e diverse dimensioni di substrato ma anche da un forte dinamismo che lo rende diverso a seconda della quantità d’acqua che vi scorre (portata) e questo è un evidente esempio dell’importanza del deflusso ecologico. Un’altra delle caratteristiche dei fiumi è la resilienza. Proprio perché questo ecosistema cambia in continuazione è un sistema estremamente resiliente che ben si adatta alle perturbazioni, e se mantenuto all’interno del suo ampio range di adattabilità è in grado di ripristinare il suo equilibrio in tempi rapidi.
Entro un certo limite quindi i fiumi sono in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici ma solo quando sono in buone condizioni di salute (condizione naturale).
Spesso viene affermato, anche dai nostri politici, che uno degli approcci migliori per adattarci al cambiamento climatico è aumentare/ripristinare la resilienza del territorio, si parla addirittura di rendere le nostre città più resilienti. Quindi riqualificare i nostri fiumi per riportarli il più vicino possibile a una condizione di naturalità va esattamente in quella direzione.
Parliamo ora di Risorgive, questi ecosistemi d’acqua dolce anche se condividono alcune caratteristiche e alcune specie, sono ambienti che si differenziano dai fiumi perché sono alimentati d’acque di falda che di solito è di qualità migliore, hanno parametri che rimangono costanti nel tempo e risentono poco anche della stagionalità quali: portata, temperatura, parametri chimici etc. queste condizioni stabili permettono lo sviluppo di moltissime specie di piante acquatiche come le macrofite. Queste peculiarità da sole spiegano l’importanza di tutelare questi ambienti unici e ricchi di biodiversità.
I SERVIZI ECOSISTEMICI
A questo punto come facciamo a sapere quanto vale il nostro fiume? Attraverso l’approccio dei servizi ecosistemici.
I servizi ecosistemici sono suddivisi in tre gruppi: fornitura di beni, culturali e regolatori più un quarto di sostegno per gli altri 3.
Se da un lato i servizi di fornitura di beni e quelli culturali sono facilmente intuibili più difficile e individuare ma soprattutto valutare i servizi regolatori che però hanno un ruolo fondamentale nel mantenere in salute gli ecosistemi. Lo stesso vale per l’uomo che quando è in salute è in grado di auto mantenersi mentre se ammalato o debole ha bisogno di supporto da altri.
Anche i servizi culturali sono importantissimi. Noi oggi parliamo poco di qualità della vita, ma molti di noi spendono molte risorse economiche per la propria qualità della vita (attività all’aria aperta, vacanze, etc..).
La figura mostra un esempio di analisi dei servizi ecosistemici in cui per utilizzo indiretto si intendono proprio i servizi regolatori dell’ecosistema che sono importantissimi anche per l’uomo sia direttamente che indirettamente, come la rimozione della sostanza organica, la moderazione delle portate, la ricarica della falda.
Quest’ultimo è un aspetto importante su cui vorrei soffermarmi per numerose ragioni una delle quali la forte connessione che c’è tra le risorgive e la falda, al punto che se la falda si abbassa oltre un certo limite l’intero sistema delle risorgive può scomparire. Quindi se vogliamo tutelare le nostre risorgive dobbiamo contenere o meglio evitare l’abbassamento delle falde.
A questo punto andiamo a vedere quali sono le cause dell’abbassamento delle falde: l’incisone dei fiumi, l’impermeabilizzazione dei suoli, l’eccesso di prelievi per usi irrigui o potabili .
Tra le cause principali dell’incisione fluviale possiamo sicuramente considerare l’eccessivo prelievo di ghiaia o sabbia avvenuto in maniera massiccia negli anni 70 e 80 in tutta Italia ma in particolare nel centro nord. Anche dopo la legge che ne vietava il prelievo diretto il processo di abbassamento dei letti fluviali si è mantenuto attivo in molti fiumi a causa di interventi che riducono la quantità di sedimenti che si spostano lungo l’asta fluviale quali: le briglie, i consolidamenti di sponda, le dighe etc..
L’incisione dei fiumi ha determinato un eccesso di drenaggio di una parte della falda portando una maggior quantità di acqua dolce al mare. Quindi la nostra preziosa riserva d’acqua sotterranea si è drasticamente ridotta.
l’impermeabilizzazione del bacino imbrifero può ridurre significativamente la percolazione attraverso il suolo e quindi la ricarica delle falde.
Sull’eccesso di prelievi non penso ci sia molto da dire.
La riduzione dell’acqua disponibile per gli usi umani va ricercata proprio nel degrado causato dall’uomo a questi ecosistemi e in cui i cambiamenti climatici hanno ulteriormente esacerbato il problema. Quindi se vogliamo avere più acqua disponibile dobbiamo rialzare il letto dei fiumi attraverso una riqualificazione dei processi idromorfologici (andamento delle portate e deflussi dei sedimenti) che permetterà di rialzare il livello della falda. Sicuramente lasciare i nostri fiumi senz’acqua per l’eccesso di prelievi non risolve il problema e in più porta ad un’alterazione tale di questi ecosistemi che la società non potrà beneficiare di alcun servizio eco sistemico.
Devo confessare che inizialmente il concetto di servizi eco sistemici non mi piaceva perché lo ritenevo troppo antropocentrico. Tuttavia a ben analizzare ci si rende conto che solo preservando o rinaturalizzando i nostri ecosistemi possiamo avere quei servizi indispensabili all’umanità e più questi ecosistemi sono integri/naturali più i servizi che riceviamo sono di ottima qualità e a costo zero, ma più li alteriamo più dobbiamo pagare in gestione per ottenere servizi quasi sempre di minor qualità.
Come potete vedere dalla tabella una delle principali pressioni sulla maggior parte di questi servizi è dovuta proprio alle alterazioni della portata (Flow modification) qui indicata nella prima colonna. Seguita dalle alterazioni idromorfologiche.
Vi faccio un altro esempio di servizio ecosistemico, relativamente alla capacità di auto depurazione dei sistemi d’acqua dolce:
Voglio solo spendere due parole per spiegare perché i fiumi sono così importanti dal punto di vista della depurazione. La figura mostra una semplificazione della catena alimentare tipica di un fiume. Vedete che la catena di detrito nella parte blu è molto più complessa di quella di pascolo, ed è così complessa perché il fiume si è evoluto in milioni di anni per utilizzare in modo efficiente l’energia contenuta nella sostanza organica morta come ad esempio le foglie cadute provenienti dalle zone riparie o dai tratti a monte.
La comunità dei macroinvertebrati si è adattata sviluppando modalità diverse. Ad esempio la sostanza organica di grosse dimensioni (es. foglie) vengono triturate dai macroinvertebrati “trituratori”. La sostanza organica fine è l’alimento dei filtratori e dei raccoglitori etc…. Infine i funghi e i batteri completano la decomposizione trasformandola in sostanza inorganica e quindi CO2 e nutrienti. Ogni gruppo di organismi ha un compito diverso nel trasformare la sostanza organica, ed è così diversificata, questa catena di detrito, che rende il fiume particolarmente specializzato ed efficace nel ridurre anche l’inquinamento organico prodotto dall’uomo.
Casetta:
Soltanto una domanda da parte mia, anche per inquadrare il nostro convegno: Deflusso minimo vitale e deflusso ecologico: le cose che lei sta dicendo, come si collegano all’esigenza di emungimento per motivi non soltanto di carattere agricolo ma anche industriale e quindi cozzando col deflusso minimo vitale.
Gumiero:
Arrivo subito. Il Deflusso Ecologico viene calcolato per mantenere il nostro sistema in salute: tutte quelle cose che ho detto adesso noi possiamo averle se abbiamo il deflusso ecologico. Il Deflusso Minimo Vitale non è stato considerato quasi mai sufficiente per mantenere questa comunità e questo ecosistema in buone condizioni.
Tornando ai servizi che un ecosistema sano può dare alla comunità vorrei parlarvi anche di fasce tampone. In questa figura sono riassunti i risultati di una ricerca effettuata a Scandolara in provincia di Treviso. In questo sito il Consorzio Acque Risorgive ha allargato il canale abbassando una delle due sponde formando una piccola golena e piantumando sulla riva più esterna sia vegetazione arborea che arbustiva riqualificando così la vegetazione riparia autoctona. Il grafico evidenzia l’efficacia della funzione tampone tra il punto 2 e il 4 dove si è misurata una capacità di rimuovere i nitrati dell’88% circa. Al contrario non è stato registrato nessun effetto tampone tra il punto 1 e 2 per due motivi: il primo perché in quel punto la falda è troppo profonda e secondo perché la vegetazione è solo erbacea e quindi meno efficace. Le fasce riparie se ben vegetate e in contatto con la falda sono uno dei sistemi più efficaci nella rimozione dell’eccesso dei nutrienti provenienti dai suoli agricoli. Nel grafico a macchie verdi sono evidenziate le variazioni di concentrazione di azoto nitrico, nel passaggio delle acque attraverso la fascia tampone (in rosso gli apporti di azoto dovuti ai fertilizzanti).
Casetta:
Vediamo se ho capito: ampliando o creando una piccola golena, o un’area che possa essere rinaturalizzata, i risultati che si ottengono sono questi.
Gumiero:
Esatto. Il Consorzio Acque Risorgive svolge un ruolo pioneristico fin dal 2000 con l’entrata in vigore della Direttiva acque 2000/60) che chiedeva di adottare una serie di buone pratiche volte a coniugare il ripristino della naturale capacità fitodepurativa dei nostri fiumi e canali alla tanto auspicata valorizzazione degli ambienti d’acqua dolce, e gli ambienti di risorgiva sono sicuramente tra questi. Il risanamento degli ambienti acquatici non rappresenta affatto un aspetto secondario del ciclo complessivo dell’acqua. In quanto risorsa, l’acqua è solo parzialmente rinnovabile e va gestita in modo sostenibile, favorendo tutti quei processi che consentono di disporre, oggi e in futuro, in quantità e qualità adeguate.
Ecco gli obiettivi del deflusso ecologico vanno proprio in queste direzioni infatti la direttiva acque è stata implementata con il deflusso ecologico a sostegno del mantenimento e raggiungimento di tre obiettivi fondamentali:
- il raggiungimento del buono stato ecologico dei corpi idrici;
- le richieste per gli utilizzi idrici;
- la diminuzione di disponibilità di risorse idriche a causa degli effetti dei cambiamenti climatici.
Termino con due slide in cui si evidenzia l’importanza del deflusso ecologico.
Grazie a tutti per l’attenzione.
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