Francesco Vallerani
Prof. Ordinario di Geografia presso il Dipart. di Economia dell’Univ. Ca’ Foscari (VE)
Devozione fluviale e il sistema sorgivo: il ruolo dei corsi d’acqua minori.
Vorrei iniziare il mio intervento affidandomi alla metafora del Titanic. L’attuale situazione nel pianeta assomiglia molto a quanto accadeva a bordo della nave dopo l’urto con l’iceberg: la musica continua, come anche la serenità tra i tavoli durante gli intrattenimenti, nonostante tutti abbiano sentito l’urto. Tra i viaggiatori nessuno si spaventa, nessuno si preoccupa, perché credono a quanto è stato detto circa l’efficienza e solidità della nave. Un prodotto di alta tecnologia, all’avanguardia nella scienza cantieristica, che vuol dire fiducia nella scienza in generale. Ma poi a tutti è ben noto l’esito della vicenda: un drammatico fallimento della tecnologia.
Desertificazione del lago d’Aral
Il tema delle acque minori potrebbe essere introdotto da un’altra considerazione, ovvero quello che fino a un recente passato è accaduto a corpi idrici ben più estesi, come nel caso del lago d’Aral. Questa estensione lacustre pari circa alle superfici di Veneto, Lombardia e Piemonte messe assieme, rappresenta forse la più drammatica trasformazione idraulica del pianeta.
Dagli atlanti scolastici si può ancora osservare la sua consueta morfologia ricca d’acqua; mentre dalle foto aeree e satellitari disponibili fin dagli anni 60 si può notare la sua progressiva riduzione.
Una superficie enorme di acqua dolce nel mezzo di una delle terre più aride del continente asiatico ridotta dopo che i suoi due principali affluenti sono stati deviati e per l’agricoltura intensiva legata alla produzione cereali ma soprattutto per la monocoltura del cotone. Le dinamiche dell’impoverimento idrico sono piuttosto evidenti: nel giro di circa 30-40 anni siamo arrivati a situazioni assolutamente drammatiche, tanto che il 2009 è stato forse l’hanno più grave, quello che proprio ha sancito la sua trasformazione in un deserto.
Adesso i vari governi costieri (infatti c’è anche una governance sovraregionale), quindi Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan, si sono in qualche modo orientati a restituire gradualmente gli apporti degli immissari al grande lago.
Perché sono partito da questo? perché nella presentazione del convegno di oggi è stata menzionata, e mi fa molto piacere questo, (e c’è anche il link per cui potreste anche scaricarvela gratuitamente: https://www.eea.europa.eu/publications/climate-change-impacts-and-vulnerability-2016), questa relazione della Commissione Europea,
<blockquote class=”pullquote”>Scarsità d’acqua, problema globale</blockquote>
che è una relazione del 2016 ma che già racconta tutte le vicende che noi oggi cerchiamo in qualche modo di affrontare, ovvero la grave diminuzione degli apporti idrici provenienti dalla fascia delle risorgive. E in effetti si coglie bene che il problema non è solo delle Risorgive dell’entroterra Veneto, ma è una seria questione di rilevanza globale.
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