Tavola rotonda: L’ACQUA È FINITA? Conflitti e possibili soluzioni
Moderatore: PIETRO CASETTA
Geografo, Giornalista, socio dell’Associazione Regionale Giornalisti Agroalimentari e Ambientali
CARLO BENDORICCHIO
Direttore del Consorzio Acque Risorgive – Venezia
Grandi e piccoli fiumi possono continuare a vivere insieme?
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[Essendo l’intervento non ancora disponibile,
ne pubblichiamo l’abstract già presente nella cartellina]
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“La rete idrografica veneta è il risultato di una lunga storia naturale nella quale si sono inseriti, con l’insediarsi dell’uomo, i primi tentativi di regolazione idraulica fino ad arrivare, ai nostri giorni, a una configurazione prevalentemente artificiale, con complessi interventi modificatori e problemi di gestione e manutenzione” (Da «Il Sile» 1998 Capitolo «Dalle sorgenti al mare» di Aldino Bondesan).
Questa perentoria affermazione di un attento geografo veneto inquadra in poche righe i quattro elementi principali che caratterizzano l’attuale situazione delle risorse idriche:
– Complessi fenomeni geologici avvenuti durante le glaciazioni e completati circa 18.000 anni fa hanno prodotto un ambiente particolare:
- alte montagne con ghiacciai perenni
- pianura alluvionale solcata da grandi fiumi suddivisa in
alta pianura appoggiata su uno spesso strato ghiaioso ricco di acqua in profondità
fascia di risorgive caratterizzata dall’emersione di queste acque
bassa pianura ricca di boschi - ampie aree umide di transizione e lagune fino ai cordoni dunali e al mare
– Antiche regolazioni idrauliche (p.e. Graticolato Romano) concentrate nella bassa pianura che è stata disboscata e posta a coltura
– Opere imponenti delle Repubblica Serenissima nel periodo 1400 – 1600 sia per portate acqua irrigua nell’alta pianura che per spostare i recapiti dei grandi fiumi (Piave, Sile, Muson, Marzenego, Brenta, ecc) fuori della Laguna di Venezia
– Bonifiche idrauliche novecentesche per l’eliminazione delle paludi.
Oggi quindi abbiamo un sistema a rete “prevalentemente artificiale” che necessita di una continua regolazione e manutenzione.
Nell’ambito dell’implementazione delle norme europee relative al Deflusso Ecologico sono state condotte delle sperimentazioni nell’aprile –maggio 2018 coordinate tra i Consorzi di Bonifica Piave e Acque Risorgive tese a verificare l’effetto della chiusura prolungata delle due più grandi derivazioni dal Piave (Fener e Nervesa) sul reticolo dei corsi d’acqua di risorgiva sottesi ovvero il Sile e affluenti di destra (a cura del Consorzio Piave) e i fiumi Zero, Dese e Marzenego (a cura del Consorzio Acque Risorgive). Questi fiumi nel periodo di asciutta delle derivazioni hanno potuto contare solo sull’acqua di falda che naturalmente sgorga nella fascia delle risorgive.
I risultati di tale sperimentazione per questi corsi d’acqua evidenziano l’importanza decisiva dell’apporto artificiale dell’acqua del Piave sia per gli aspetti quantitativi che per quelli qualitativi e lo svilimento paesaggistico che l’assenza di acqua determina anche in siti di importanza monumentale e storica (fosse di Castelfranco, Castello di Noale, ecc).
Si profila inoltre un conflitto importante per il raggiungimento degli obiettivi di qualità richiesti dalle norme del Deflusso Ecologico per i grandi fiumi e gli analoghi richiesti per i corsi d’acqua di risorgiva, durante, non dimentichiamo, questo periodo di transizione climatica dovuto al surriscaldamento del clima con amplificazione degli eventi estremi (siccità e alluvioni).
Per modificare il regime idrologico dei sistemi fluviali interconnessi che si è consolidato del tempo e che sostiene direttamente o indirettamente un insieme di attività economiche e un territorio urbanizzato, è necessario sperimentare gradualmente il nuovo regime creando un sistema di sorveglianza idraulica ed ecologica che coinvolga i tanti soggetti che a vario titolo operano nel territorio.
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