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Il Marzenego (l’antico Marcenum o Flumen de Mestre) è un fiume del Veneto che scorre tra le province di Treviso, di Padova e di Venezia.
Nasce da una risorgiva in località Fratta di Resana, ma il suo bacino idrografico si estende sino alle colline di Asolo. Lungo il suo percorso bagna i comuni di Loreggia, Piombino Dese, Trebaseleghe, Massanzago, Noale, Salzano e Martellago.
Il fiume entra quindi nel territorio di Venezia, attraversando Trivignano, dove vi confluisce il Rio Storto, e Mestre, dove riceve le acque del Rio Cimetto, biforcandosi a circondare la città antica, con due bracci detti ramo Beccherie (o di San Lorenzo, a nord) e il ramo Campana (o delle Muneghe, a sud, in gran parte tombinato). Il primo confluisce poi nel canale artificiale Osellino che ne convoglia le acque nella laguna all’altezza di Tessera, mentre il secondo riempie il fossato di Forte Marghera per poi sfociare in laguna presso il Parco San Giuliano.
In antico, l’ultimo tratto era noto anche come flumen de Mestre o semplicemente Mestre e sfociava tra numerose anse in località Cavergnago (l’attuale Cavernaghi), alcuni chilometri più ad ovest dell’attuale foce. Qui si trovava pure un fiorente porto che garantiva il traffico di merci da e per Venezia. Nel 1502 la Serenissima, da sempre attenta al governo delle acque confluenti nella laguna, realizzò un canale artificiale (la Fossanuova, oggi Osellino) al fine di allontanarne le acque da Venezia, di aumentarne l’irreggimentazione e di migliorare la salubrità della zona.
Nella stessa epoca istituì il Consorzio Idraulico Dese per la manutenzione della gronda dei fiumi Marzenego, Dese e Zero. A seguito di ciò, in sostituzione del porto di Cavergnago, fu scavato l’attuale Canal Salso per collegare Venezia a Mestre. Si ipotizza che, ancora più anticamente, il Marzenego occupasse il letto dell’attuale canale di Cannaregio sfociando nell’ultimo tratto nel fiume Brenta (corrispondente al Canal Grande). Si ipotizza che, ancora più anticamente, il Marzenego occupasse il letto dell’attuale canale di Cannaregio sfociando nell’ultimo tratto nel fiume Brenta (corrispondente al Canal Grande).
Si ipotizza che, ancora più anticamente, il Marzenego occupasse il letto dell’attuale canale di Cannaregio sfociando nell’ultimo tratto nel fiume Brenta (corrispondente al Canal Grande).
Ad oggi le acque del Marzenego ricadono nell’area di competenza dei consorzi di bonifica “Piave” e “Acque Risorgive”
Il fiume entra quindi nel territorio di Venezia, attraversando Trivignano, dove vi confluisce il Rio Storto, e Mestre, dove riceve le acque del Rio Cimetto, biforcandosi a circondare la città antica, con due bracci detti ramo Beccherie (o di San Lorenzo, a nord) e il ramo Campana (o delle Muneghe, a sud, in gran parte tombinato). Il primo confluisce poi nel canale artificiale Osellino che ne convoglia le acque nella laguna all’altezza di Tessera, mentre il secondo riempie il fossato di Forte Marghera per poi sfociare in laguna presso il Parco San Giuliano.
In antico, l’ultimo tratto era noto anche come flumen de Mestre o semplicemente Mestre e sfociava tra numerose anse in località Cavergnago (l’attuale Cavernaghi), alcuni chilometri più ad ovest dell’attuale foce. Qui si trovava pure un fiorente porto che garantiva il traffico di merci da e per Venezia. Nel 1502 la Serenissima, da sempre attenta al governo delle acque confluenti nella laguna, realizzò un canale artificiale (la Fossanuova, oggi Osellino) al fine di allontanarne le acque da Venezia, di aumentarne l’irreggimentazione e di migliorare la salubrità della zona. QUA SOTTO TAGLIA
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In antico, l’ultimo tratto era noto anche come flumen de Mestre o semplicemente Mestre e sfociava tra numerose anse in località Cavergnago (l’attuale Cavernaghi), alcuni chilometri più ad ovest dell’attuale foce. Qui si trovava pure un fiorente porto che garantiva il traffico di merci da e per Venezia. Nel 1502 la Serenissima, da sempre attenta al governo delle acque confluenti nella laguna, realizzò un canale artificiale (la Fossanuova, oggi Osellino) al fine di allontanarne le acque da Venezia, di aumentarne l’irreggimentazione e di migliorare la salubrità della zona.