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Introduzione

Il Marzenego, il fiume di Mestre, scorre in un territorio, l’entroterra veneziano, caratterizzato da una grande abbondanza d’acque: l’attraversano fiumi alpini e di risorgiva e una fitta maglia secondaria di rii, canali, scoli e fossati

L’intensa opera dell’uomo ha reso fragili e instabili gli equilibri tra reticolo idrografico e tessuto insediativo

Come ogni pianura bassa affacciata su una laguna, anche quella veneta è caratterizzata da equilibri idrogeologici mutevoli e precari. Come forse in nessun’altro ambiente la coesistenza tra reticolo idrografico e tessuto insediativo assume qui un assoluto rilievo. Un plurisecolare utilizzo e l’opera di controllo e regolazione dei corsi d’acqua, irreggimentando i fiumi, modificandone le aste e i percorsi, mentre hanno dissolto la naturalità degli ambienti fluviali in compiute costruzioni antropiche, sono intervenuti nel nostro caso a rendere più fragili e instabili quegli equilibri.
Esondazioni e allagamenti, come si vedrà, non sono per nulla un fatto recente ma un fenomeno con una lunga storia, una costante per i nostri luoghi. E la maggiore responsabilità per il passato si deve attribuire alla prevalenza di un interesse particolare, quello della cosiddetta Dominante alla preservazione della laguna, principio di una politica idraulica alla quale si deve in buona misura l’attuale assetto dei sistemi fluviali della pianura veneta.

Una complessa interazione con il territorio

Quanto segue è il racconto del Marzenego e degli altri fiumi dall’angolo visuale della loro interazione con il territorio, l’organizzazione e le dinamiche socio-economiche, le istituzioni politiche e in particolare con la strutturazione degli spazi e le forme paesaggistiche.
Non si comprende la storia del Marzenego se non la si inquadra in un ampio sistema idrografico e territoriale comprensivo dei vicini corsi d’acqua Dese, Zero, Sile (e anche del Muson-Bottenigo), i fiumi della cosiddetta gronda lagunare, che assieme compongono il bacino scolante della Laguna di Venezia (del quale quello del Marzenego costituisce un “sottobacino”).

Ho preso in considerazione un periodo lungo, dal basso medioevo, e più precisamente dal XII secolo, cui risalgono i primi documenti, ai nostri giorni, quando è stata realizzata l’ultima grande opera sul Marzenego, ossia lo Scolmatore. Non ho affrontato le ben note vicende del tombinamento del ramo delle muneghe e della chiusura del Salso, sui quali si è già scritto molto. Né mi soffermerò sulla recentissima riesumazione del fiume in riviera XX Settembre e via Poerio, per la quale rimando all’intervento di Giacomo Pasqualetto e al suo saggio sull’ultimo numero della rivista Venetica. [mettere una nota bibliografica ???]

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