In piena età medievale (XI-XII secolo) il Marzenego vide sorgere lungo le sue sponde o nelle immediate vicinanze vari castelli. Essi furono fatti costruire dalle autorità di Treviso o da signori loro sottoposti a difesa dei confini occidentale e meridionale dei propri domini dalla città rivale di Padova. Trebaseleghe, Noale, Robegano, Mestre erano posti sul fiume; a breve distanza si trovavano i castelli di Brusaporco – oggi Castelminio -, Moniego di Noale, Stigliano sul Muson.
Nel caso di Trebaseleghe, si trattava in realtà di un manufatto assai rudimentale, consistente in un semplice terrapieno, circondato da un fossato e da una fratta, ossia una cintura di terreno tenuta a bosco, e del tutto mancante di opere in muratura o in legname.Un documento del 1158 lo colloca tra i due corsi d’acqua del Draganziolo e del Blissimam, probabilmente proprio il Marzenego, in un’area umida che ben si prestava alla difesa. Fu distrutto nel 1234 durante le guerre di Ezzelino da Romano e mai più ricostruito perché considerato superfluo dai da Tempesta, avogari del vescovo di Treviso e signori di Noale, che già disponevano di quel castello.
Su Robegano si hanno notizie scarne e incerte. Sorgeva forse sulla riva destra del Marzenego, alla confluenza delle attuali strade per Noale e Salzano. Era probabilmente in muratura e munito di fossato perimetrale. Appartenne ai da Tempesta e successivamente alla nobile famiglia da Robegano. Fu distrutto nel 1383 durante la guerra di Padova con Venezia.
Noale e Mestre si distinguevano dagli altri castelli per essere centri murati, dunque non semplici presidi militari ma luoghi abitati fortificati. In entrambi le acque del fiume erano utilizzate come elemento difensivo (e per l’approvvigionamento idrico).
Il castello di Noale e la limitrofa rocca dei Tempesta furono edificati fra il XII e il XIII secolo in luogo di un preesistente castrum; nel 1245 furono distrutti e poi fatti ricostruire da Ezzelino da Romano. La particolarità dell’insediamento noalese consisteva proprio nella rilevanza strategica dell’acqua come fattore di difesa militare. Attorno al complesso fortificato era stato realizzato un doppio anello di due fossati concentrici intervallati da un terrapieno (spalto o arzere). Il Marzenego si incuneava tra il castello a nord e la rocca a sud, fungendo da cerniera e da elemento difensivo su quel lato dei due manufatti. Con opportune derivazioni poco a ovest dell’abitato sulla strada per Camposampiero, il fiume alimentava il fossato esterno. La fossa interna, più larga e soggetta a impaludamento, aveva sbocco nel Marzenego sul margine est del complesso fortificato. Tale sistema difensivo imperniato sull’acqua era stato giudicato tanto efficace da evitare la costruzione di mura attorno al castello, per cui lungo il perimetro oltre alle due porte furono fortificati con battifredi soltanto alcuni punti strategici. Fortunatamente per Noale l’esaurimento della funzione militare non significò la distruzione delle fortificazioni e con la città murata anche il reticolo acqueo, a eccezione dei tratti nord e nord-orientale del fossato interno del castello, risulta sostanzialmente conservato.
La particolarità di Mestre è di avere avuto in successione due castelli, il castelvecchio e il castelnuovo. Il primo, collocato nell’area dell’ex ospedale Umberto I è oggi scomparso, risale forse all’XI secolo; inizialmente una semplice palizzata in legno, poi rifatto in laterizio e rinforzato con torri, presentava una struttura più simile a un campo trincerato; di forma circolare, risultava tangente al ramo superiore del Marzenego, da cui derivavano le fosse che lo circondavano e che confluivano poi nel ramo inferiore. In zona bassa e soggetta a impaludamenti e a malaria, bisognoso di continui interventi di manutenzione, fu abbattuto nel 1434, quando era già da qualche tempo non più adibito a usi militari e forse in parte demolito.
Del resto a inizio secolo era stato completato il castelnuovo. A est del castelvecchio, il burgus di Mestre aveva ottenuto una prima cerchia difensiva nel Duecento dai trevigiani Caminesi, mediante una palizzata in legno(palanchado) con due porte fortificate (del Terraglio e di Santa Maria o di Belfredo la prima; di San Lorenzo o della Loggia o dell’Orologio la seconda). Lungo il perimetro del recinto era stato scavato un fossato. Ad alimentarlo come a farne defluire le acque era un piccolo canale, lo scolo o canaletto di San Rocco (nel primo tratto) e San Girolamo. Derivato dal ramo superiore del Marzenego grosso modo all’altezza dell’odierno centro culturale Candiani, esso scorreva inizialmente alle spalle dell’attuale via Manin verso Piazzetta delle Erbe – oggi Matter – per poi seguire un percorso corrispondente alle vie San Rocco, Pio X, San Girolamo e Giardino, e sfociare infine nel Marzenego qualche centinaio di metri oltre la confluenza. Secondo W. Dorigo, il canaletto scorreva all’esterno della cinta, fungendo da trincea difensiva nel tratto di sud – est. Suo principale scopo era tuttavia forse quello di diminuire la portata del Marzenego durante le piene. Non se ne conosce l’origine, ma potrebbe essere antecedente alla cerchia.
La costruzione delle mura in pietra viva e laterizio al posto della palizzata risale al 1371-1405. Nel 1381 i veneziani decisero di munirla con fortilizi in corrispondenza delle porte di Belfredo e San Lorenzo. Solo il secondo, che comprendeva la vicina torre di Ca’ da Mosto a ovest, fu realizzato nel 1392, ed è il vero e proprio castrum novum (per estensione, e con la caduta dell’aggettivo, l’espressione passò presto a designare l’intero complesso murato). Il canaletto di San Girolamo risultò inglobato nella cinta: vi entrava appena a nord della Ca’ da Mosto, vi usciva tra due torresini appena a sud della nuova terza porta dei Mulini (o Altinate).
Già a fine Quattrocento il castello aveva perso importanza militare e ne era iniziata la dismissione: di esso sopravvivono oggi solamente la torre dell’Orologio e qualche sparso frammento. Quanto alla rete idraulica, nel tardo Ottocento esisteva ancora il tratto ovest del fossato, e in precedenza un’ampia peschiera all’angolo di sud –est era indicata dal Barcella come “formata sul letto dell’antiche fosse”. Quanto allo scolo o canaletto, a fine Ottocento risulta chiuso quasi per intero nel tratto tra la chiesetta di San Rocco e l’inizio di San Girolamo. Assieme al fossato residuo,esso fu interrato a inizio Novecento nella prima fase dell’urbanizzazione mestrina.
Bibliografia:
- Dorigo, Wladimiro, Mestre medievale, “Venezia Arti”, n. 5 (1991), pp. 9-28.
- Noale città murata, a c. di Federico Pigozzo,Sommacampagna (Vr) 2006.
- Sbrogiò, Marco, I castelli di Mestre. L’antica struttura urbana, Mestre 1990.
Cartografia proposta per la pubblicazione nel sito:
Per Noale:
ASV, Censo stabile, mappe austriache, Noale, cartella 149.
ASV, disegno del castello di Noale, Giovanni Bolpin, 8 agosto 1721 (non ho ancora rintracciato il fondo archivistico; la vedete in questo sito web: http://www.ingenio-web.it/immagini/CKEditor/M14%20low.pdf).
Per Mestre:
C’è ampia varietà di scelta, quelle del catasto napoleonico, austriaco e austro – italiano, una 1821 dell’Ufficio Provinciale Pubbliche Costruzioni in ASV, quelle cinque e seicentesche. Potete vederle tutte in Sbrogiò; sia questi che Dorigo offrono ipotesi cartografiche e iconografiche di ricostruzione del tracciato e aspetto dell’antico castello.
Claudio Pasqual