Parole del fiume – BOSCO

1. La distribuzione delle aree boschive fino alle soglie dell’800

 

Un’ininterrotta foresta, uno sterminato bosco d’alto fusto con prevalenza di querce – farnia e roverella – miste a carpini e frassini, e a salici e pioppi in prossimità dei corsi d’acqua: così si presentava in origine, prima di ogni intervento antropico di trasformazione, la bassa pianura veneta, ivi compreso il territorio attraversato dal Marzenego.
Della mitica Selva Fetontea, come nel I sec. il poeta Marziale designava il bosco esteso da Aquileia a Ravenna, localmente la colonizzazione romana lasciò in vita ampi lacerti nell’area di gronda, specialmente a nord est di Mestre, verso il Dese e lo Zero, e lungo il corso finale del Marzenego a risalire verso gli odierni Carpenedo, Zelarino e Chirignago, nello spazio interstiziale lasciato tra le centuriazioni altinate e padovana.
L’abbandono delle campagne, la stagnazione demografica, l’instabilità politica dei secoli dell’alto Medioevo significarono il ritorno al predominio della grande foresta di querce, non così dissimile dalla selva primigenia.
La rinascita economica del basso Medioevo aprì a una nuova regressione del bosco, destinata a proseguire a più riprese nei secoli fino alla sua pressoché completa sparizione a inizio Novecento. Nel Cinquecento, la porzione superiore del bacino del Marzenego, la più propizia all’agricoltura, ne appare ormai quasi priva: nel territorio di Castelfranco nel 1542 fu censita appena una ventina di ettari di bosco privato, nella zona di Resana e Castelminio fra Dese e Zero; nel Noalese rimaneva attorno al 1570-80 una ventina di querceti, nel 1518 furono contati solo dodici ettari di boschi privati e nove nel 1542, a Robegano e Salzano e a Briana e Rovigo; sparsi frammenti si accompagnavano poi alla piantata e al prato nei poderi.

Diversa si presentava invece la situazione nel Mestrino. Qui il bosco ancora risultava all’epoca di una certa consistenza: a metà secolo, erano oltre 1.200 gli ettari di manto forestale; nel 1569 vi si contarono 109 querceti, che salirono a 118 nel 1586. A esserne interessata risultava in realtà la porzione inferiore del bacino di gronda: lungo il Marzenego non si andava più in là di Zelarino, essendo stato il territorio a monte interamente occupato dalle coltivazioni. Una fascia pressoché continua di boschi, frammisti a paludi e praterie umide, si stendeva lungo il margine della laguna, fino a lambirne le sponde (una proprietà del monastero di San Cipriano di Murano a Tessera confinava partim aque salse), da Pagliaga – l’attuale Ca’ Noghera – fino a Campalto passando per Terzo e Tessera: i boschi dei benedettini muranesi “sono amplissimi et de tanta latitudine che teneno tuto el loco de Montian [il sito dell’attuale aeroporto?] e Tessera e Sant’Helena [tra Favaro e Tessera, lungo la Triestina, dove sorge tuttora la torre campanaria circolare dell’XI sec.] de qua de la Destina [un corso d’acqua] e arzeron”. Erano i luoghi dove proprio in quel tempo fu scavato, immettendovi il Marzenego, il canale Osellino.

Procedendo verso l’interno e a breve distanza, nel triangolo di territorio compreso fra la confluenza del Dese e dello Zero, il bosco diventava il tratto dominante del paesaggio. La formazione più vasta – circa 400 ettari -, il frastagliato bosco di Dese, andava dalle “case di Cucchiarina” al confine con Carpenedo fino all’orlo della “Valle di Praelo” a est, con un ampio addentellato a sud del fiume; lo Zero a sua volta separava il “Bosco di Gajo” e il “Bosco Grando” sulla sponda destra da altri boschi sulla riva sinistra.


Passa col mouse per ingrandire

La distribuzione delle aree boschive nella carta Von Zach del 1805

Di quelli di Dese rappresentavano un proseguimento i due boschi comuni di Carpenedo, il Valdemare e il Palù, 150 ettari di querceto misto fra il Terraglio a ovest e la strada verso Favaro a sud.


Passa col mouse per ingrandire

Col nome unico di Bosco di Carpenedo sono indicati nel Von Zach il Valdemare e il Palù. Carta Von Zach.

Oltre la via per Treviso, numerosi boschetti a macchia di leopardo punteggiavano lo spazio tra Marocco, Mestre e Zelarino


Passa col mouse per ingrandire

Qualche boschetto isolato appare nella zona ad Ovest del Terraglio. Carta Von Zach del 1805

 

Completava il quadro, nel bacino del Muson-Bottenigo a sud di Mestre, il Brombeo, una sessantina di ettari di bosco comunale posti tra Chirignago, Villabona e l’argine lagunare

 


Passa col mouse per ingrandire

Il bosco Brombeo di Chirignago in una antica carta.


Passa col mouse per ingrandire

Il bosco Brombeo nel 1805 (carta Von Zach)

 

A favore della continuità dei boschi del Mestrino giocavano certamente fattori geografico-ecologici: la morfologia depressa e irregolare dei siti,la natura impermeabile dei suoli, ma soprattutto l’inserzione in un fitto reticolo idrografico, alla confluenza di tre fiumi nelle vicinanze della foce, nel cuore di un’area umida che scoraggiava la messa a coltura di molti terreni. Non bastasse la toponomastica – Palù e Valdemare sono idronimi assai eloquenti – più testimonianze segnalano, da Gaggio, da Tessera, da Carpenedo, da Chirignago, il bosco “soggetto alle allagazioni”: nel 1698, il Brombeo “non si ha potuto perticare a causa delle acque fermate in più parte di esso bosco, ma subito che saranno calate si anderà a misurarlo” – però soltanto a metà Ottocento fu realizzato un efficace intervento di bonifica. Le leggi venete obbligavano a realizzare sul perimetro dei boschi d’alto fusto “fossi scoladori” e di difesa dal pascolo abusivo, e all’interno altri fossati erano scavati attorno alle prese, per il drenaggio delle acque di ristagno. Tuttavia la trascuratezza di conduttori e proprietari faceva sì che tali scoli risultassero spesso interrati per carenza di manutenzione, quando addirittura mancassero – nel 1792 ad esempio ne erano privi tutti i fondi di Tessera. I tentativi di rimboschimento delle comugne di Carpenedo attuati a partire dal 1833 non riuscirono nella parti basse e acquitrinose del bosco, dove le nuove piante non attecchivano. Nel 1843 furono realizzate migliorie al sistema scolante: venne scavato un fosso intorno al Valdemare, espurgato quello interno e allargato il fosso a est del Palù, ormai interrato.

[segue]

Pages: 1 2

Post navigation