L’Adige in canoa. Da Bolzano a Chioggia

Giorno 5, 26/0612004 – da Baia Gaia all’Isola dei cacciatori (40 km)

 

Risveglio fradicio alle quattro e sabbioso bagnato alle 6. Qualche parolaccia e via di nuovo. Notiamo con orrore l’aumento del livello dell’acqua – con la canoa immersa per quasi metà dello scafo. Dovevamo ma non lo abbiamo fatto, assicurare una cima da poppa agli alberi sovrastanti. Ricarichiamo e si riparte. Ormai la zona urbana è al termine e s’intravedono già ampi orizzonti a Est.

In un’ora circa (ore 10) giungiamo nei pressi della 5° ed ultima maledetta chiusa. L’unica uscita si rivela essere sulla destra, a 20-30 metri dallo sbarramento, tra salici bassi sull’acqua che creano una spiaggia piccola ma abbastanza agevole. Usciamo e anche qui un villico si avvicina per elargire informazioni, ma di scarsa importanza.

 

Noi scegliamo di attraversare il campo a lato della diga e scendiamo alla spiaggetta successiva lo sbarramento, ricarichiamo e siamo quasi pronti a partire, se non che alle 11 l’omino della chiusa (l’unica presenza umana riscontrata su cinque sbarramenti) vedendoci pronti a partire ci intima di uscire immediatamente e di ripararci 5 metri più in alto; ovviamente seguiamo l’ordine e 10 min. più tardi, dopo un triplice segnale, la paratia centrale viene alata completamente. Il livello cresce di 1,5 metri in appena 3 minuti: il flusso è impressionante. Circa 15 min. dopo, richiusa la paratia, il livello decresce lentamente, e noi ne approfittiamo. Ogni modo lo scarico è motivato dalle consistenti piogge notturne e ci garantisce che per quel giorno sicuramente non ci saranno ondate di piena. Noi possiamo quindi andarcene via tranquilli.

10ultimo mostro sul cammino

Foto 10 – Ultimo mostro sul cammino

Sosta alle ore 12 al ponte di Zevio; prima sulla destra c’è uno scomodo approdo che abbiamo usato per i rifornimenti in paese. Ripartiamo, e ora il fiume ha un aspetto di placida quiete, interrotta solo dal volo di qualche anatra e airone. Il braccio si allarga notevolmente, raggiungendo un’ampiezza anche di oltre 120 m. Si formano ampi meandri da Remoncino a Bonavigo, circa 10 km di ampi curvoni verso destra e sinistra. Dopo Albaredo notiamo due enormi isole che offrirebbero sicuramente ottime spiagge e un interno interessante, ma con la piena sono assai disagevoli, per via delle coste di sabbia incoerente.

11quieto scorrere dopo lupatoto

Foto 11 – Quieto scorrere dopo Lupatoto

Giunti a Legnago, ultima sorpresina del ponte medesimo, il cui arco destro è ostruito per lavori tramite un muro di deflusso da destra verso il centro, nell’arco centrale crea una corrente turbolenta assai forte che tenta di riportarci sotto il ponte sulla sinistra. Meglio uscire in velocità remando forte e. controllando l’assetto.

Sono ormai le 18 passate e poco dopo Legnago, prima di un metanodotto che pare l’Empire State Building, vediamo sin da lontano un’isola che divide il fiume in due bracci uguali e dotata di un fantastico piccolo molo d’approdo sul lato destro sopracorrente. Si rivela ottimo sia per lo scarico sia per issare la canoa, questa volta in alto e legata. L’approdo offre uno spiazzo alto, piano per la tenda e raggiungibile solo via fiume naturalmente. Probabilmente il prato dove ci siamo accampati appartiene al territorio di una libellula azzurra che sin dal crepuscolo si esibisce in spettacolari prove di volo acrobatico; ma con il diminuire della luce ha iniziato a volarci intorno con fare arrogante e infine ci costringe a chiuderci in tenda e buonanotte.

 

 

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