di M. Giovanna Lazzarin
Andar per argini “a passi tardi e lenti”
Lo Scolmatore, tangenziale dell’acqua
Sabato 7 giugno 2014 il Dopolavoro Ferroviario di Mestre ha organizzato una passeggiata lungo lo Scolmatore di Mestre, pensata da Mario Tonello con la guida di Stefano Raimondi del Consorzio di bonifica Acque Risorgive e la collaborazione di Gigi D’Anna, che ha insegnato a riconoscere lungo il percorso le erbe spontanee utili all’alimentazione e alla salute.
Lo Scolmatore è un canale totalmente artificiale in calcestruzzo che raccoglie in un arco gli affluenti del Marzenego intercettati prima della tangenziale di Mestre: prima il rio Cimetto, poi il Roviego che ha già ricevuto la Dosa, per ultimi il rio Storto, il Rio Moro, il Fosso del Terraglio e la Bazzera e li porta a una quota più bassa – quota di bonifica – attraverso due collettori detti allaccianti che confluiscono nel canale; lo Scolmatore affianca per un tratto la tangenziale di Mestre, poi si immette nel vecchio corso della Bazzera e arriva fino all’idrovora di Tessera dove l’acqua viene portata in laguna.
Molti dei partecipanti alla passeggiata si aspettavano di fare un percorso cementizio, invece, come si vedrà dalle fotografie, si sono immersi in un paesaggio trasformato dall’uomo, ma ricco di vegetazione.
Stefano Raimondi ha raccontato che è arrivato in consorzio quando la barriera di vegetazione non c’era, è stata pensata quando si è cominciato a capire che
“il calcestruzzo forse non era questa grande soluzione, perché trasferiva l’acqua dal paese A al paese B e poi al paese C, ma lì arrivava la somma delle acque, creando disastri, per cui si è iniziato un discorso per frenare l’acqua[1]“.
Nel 2004 si è voluto rendere paesaggisticamente naturale qualcosa che è artificiale, anche per depurarne le acque. Dopo l’eutrofizzazione dell’Adriatico del 1989, si è potuto accedere ai finanziamenti europei per la salvaguardia della laguna di Venezia, e si è scoperto che il deflusso sub superficiale dell’acqua sulle radici delle piante aiuta. Ci sono dei batteri azoto fissatori che in ambiente molto umido trasformano l’azoto da nitrico a gassoso. Il monitoraggio condotto dal progetto Nicolas ha calcolato che in questo modo si porta via il 60% del carico di azoto disciolto[2]. Ecco perché sono state piantate tante piante.
La barriera di vegetazione aiuta anche la sicurezza: ogni 50 m dello scolmatore sono stati collocate delle scalette con un cartello indicatore, ma se qualcuno accidentalmente cade in acqua, come è già accaduto, può anche aggrapparsi alle piante.
Ecco il racconto fotografico della passeggiata.
[1] Dall’intervista fatta a Stefano Raimondi da M. Giovanna Lazzarin il 7 giugno 2014.
[2] Per approfondire si veda: www.acquerisorgive.it/wp…/10/2008-art-Veneto-agricoltura-testo.pd.
§ § §