Intervista a Matilde Simeoni e Mario Perin – 1

Intervista a Matilde Simeoni e Mario Perin

Giovanna Lazzarin e Mario Tonello
Resana lunedì 13.3.17
Mario Perin mostra a Giovanna Lazzarin la rete di risorgive a Fratta (3.2017)

Mario Perin mostra a Giovanna Lazzarin la rete di risorgive a Fratta (3.2017)

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Lunedì 13 marzo 2017 Giovanna e Mario hanno intervistato Matilde Simeoni detta Tilde (nata nel 1927) e il figlio Mario Perin (nato nel 1950), nella casa dove vivono, su due ali separate, a Resana. È la stessa casa colonica, ora restaurata, dove nel 1895 Guglielmo Perin, nonno di Mario Perin, andò a vivere con la famiglia sui terreni di proprietà degli Azzoni Avogadro di Castelfranco[1] .
Giovanna e Mario erano alla ricerca di notizie sul Coriolo, per verificare se la sua risorgiva sia la vera sorgente del Marzenego e non un piccolo affluente e si sono trovati a scoprire una terra valutata per l’acqua di risorgiva che faceva crescere la saggina e un mondo contadino in cui la nascita e la morte si intrecciano, gli uomini e le donne mantengono spazi separati e in cui per sopravvivere, come insegna Tilde, è importante farsi ogni tanto una risata.
In casa troviamo uno dei pronipoti di Tilde che sta andando ad allenarsi a pallone. Tilde ha tre figli ancora in vita – Mario, Anna e ??? – e otto tra nipoti e pronipoti. Mario a sua volta ha tre figlie, di cui la più piccola studia ancora biologia all’università e tre nipoti. Anna ha due figlie.
Tilde e Mario hanno parlato in un bel dialetto espressivo; ma, mentre per Mario abbiamo usato quasi sempre la trascrizione in italiano per rendere più agevole la lettura, per la signora Matilde lo abbiamo mantenuto (e di alcuni racconti abbiamo inserito anche il sonoro originale).

TILDE è Matilde Simeoni. MARIO è suo figlio Mario Perin. GIOVANNA è Maria Giovanna Lazzarin. MT è Mario Tonello.

I brani in colore sono ascoltabili in sonoro.

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Matilde Simeoni (3.2017)

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Son venuta qua e ho trovato l’acqua

MARIO: [Quella dove abito e ho i campi] era una palude, non si andava dentro nemmeno con le mucche, il manico del rastrello affondava… È una zona che parte a 100 metri da qua, passa per la strada del Santo, va giù per i Prai fino a Piombino, una fascia di palude che una volta non si coltivava neanche. Dopo hanno scavato i fossi e abbiamo recuperato tutta la terra, adesso è bonificata e si fa il raccolto. Quando [i mie nonni] sono venuti qua nel 1895, hanno scelto questa campagna – 24 campi del paron Avogadro, proprietario terriero – perché una volta si facevano le scoette [le scope di saggina] e si impagliavano le sedie, si prendevano soldi su queste cose e così, invece di scegliere una terra migliore, hanno scelto quella dove venivano su ‘ste scoette.

GIOV.: Andavate a raccoglierle a settembre?

TILDE: La varde, mi non son mai andà a raccogliere perché son vegnua qua del ‘49, settembre, e lori iera qua da un bel toco e allora i diséa che vegno dal sasso, parché son da Vallà de Riese, tutta terra de giara, sassi e invece qua go trovà l’acqua.

MARIO: Qua l’acqua è a un metro sotto, c’erano le pompe a getto continuo.

TILDE: Mia nona me diseva: ma dove vetu star, tosa, zo a Resana dove ghe xe i salgàri?

La famiglia è come una tribù

 GIOVANNA: Quando è arrivata cosa ha visto?

TILDE: Noialtre gerimo tre soree co me papà e me mama, mi go sposà el pì vecio – iera nove fradei – sicché mi me pareva de esser in mezzo a na tribù. Eh, eh!

M.T.: Xe cambiai i tempi, eh signora!

TILDE: Oh mariavergine!

M.T.: La se trova ben o la se trova mal?

TILDE: Qua desso me trovo… Quando che me ghea apena sposà, so vegnua su ‘sta casa, gavea vintidò ani, gnancora, perché i go fati qua. E su ‘sta tola granda che gerimo, mi sentada qua, me marìo sentà de là, perché el gera inseme coi omeni…

GIOVANNA: Allora gli uomini con gli uomini, le donne con le donne.

TILDE: E lora mi, tosatela ghe digo mi, qua sentà su un canton… e la prima volta che so vegnesta qua, l’è stato el dì che me so sposà: mai vegnùa a veder dove che i stava.

M.T.: E la sua mamma? Una volta le mamme andavano al matrimonio.

TILDE: Al matrimonio, no, mai vegnue.

GIOVANNA: E allora chi c’era al matrimonio? Come avete fatto la festa del matrimonio?

TILDE: Ghemo invità tuti i parenti, da parte qua de lori… La mama de me marίo l’è stata a casa…

MARIO: Neanche mia nonna c’era? Ma dove sono andati a far le nozze?

TILDE: E no! La noza la ghemo fata qua a casa, sul portego grando che ghe iera; e lori xe vegnui co na coriera, eh eh eh, da Resana i xe vegnui a Vallà in coriera. Madona, i ga dito, co na coriera!

MARIO: Quando hanno parlato di sposarsi, è venuto qui a vedere…

TILDE: …me nono! Co la cavalina!

MARIO: È venuto a vedere e ha detto: « i ga un bel fassinaro e un bel leamaro! »

Tutti: Ah ah ah…

[registrazione originale del brano precedente (1)]
GIOVANNA: Allora lei si è sposata nel…

TILDE: Quarantanove. Son del 27.

GIOVANNA: Il nonno di Mario lavorava i campi?

TILDE: El nono fasea el stradin. E me nono – quello che avea a Vallà – el disea: perché quello che sposo non ga fatto lu el stradin, che el gera el pi vecio, e invece l’à fato el secondo. Invece mi ghe disea: «Nono, varda che se el fa’l stradin mi non lo sposo neanca!» Eh, eh!

M.T.: Perché gli stradini bevevano.

TILDE: I diseva che i copava ombrìe – eh, eh, – sì perché invesse de lavorar su e strade i andea soto na catalpa [albero molto ombroso] o in osteria!

GIOVANNA: E suo marito cosa ha fatto?

TILDE: Niente, el contadin.

[segue]

 

 

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