4. Ex cave di Noale, Salzano e Martellago.
Le importanti trasformazioni delle ex cave di Noale, Salzano e Martellago in aree umide e verdi di cui qui si parla creano un continuum lungo il corso del Marzenego rendendo possibile e praticabile il progetto di parco fluviale metropolitano.
Le cave di argilla nel bacino del Marzenego hanno prodotto una notevole alterazione dell’ambiente, ma una volta abbandonate, si è avviato al loro interno un processo di rinaturalizzazione, che ha permesso in seguito notevoli progetti di recupero.
Questi progetti sono stati finanziati anche con fondi della legge speciale per la laguna di Venezia e fondi europei perché riguardano sistemi per la depurazione delle acque da fosforo e azoto, e anche come bacini di laminazione, cioè come antidoto alle piene.
Si tratta di fondi molto consistenti: solo per Salzano, si tratta di 4 miliardi di lire di allora e sono solo fondi iniziali. In questo caso l’area vasta che la provincia rappresenta ha presentato un progetto complessivo che riguarda una rete ecologica che collega le aree umide sia di origine artificiale come le cave che naturali.
Vedete qui sopra rappresentata da sinistra l’oasi di Noale, al centro la cava di Salzano che trasformata diventa oasi Lycaena, i Laghetti di Martellago e la cava di Gaggio, che è gestita dalla Lipu e che è l’unica dove l’escavazione di argilla continua: le altre infatti sono ormai chiuse. Sono state fatte pubblicazioni rispetto ai risultati di queste operazioni e il bilancio dei guadagni e delle perdite è positivo per i miglioramenti del territorio.
Tra queste ex cave, spiccano per estensione i Laghetti di Martellago: ben 64 ettari, quanto misurava il bosco di Chirignago a Marghera, prima che fosse abbattuto, mentre il parco di San Giuliano ne occupa una quarantina.
Queste cave hanno dei bacini molto profondi, fino a 5 m., e sono state trattate con forte connotazione ricreativa, quindi molto lavorate, con punti di osservazione e di sosta, giochi, mentre l’elemento di depurazione delle acque è solo embrionale. Vediamo qui alcuni progetti di trasformazione
Noale.
Questo bell’edificio che si affacciava sulla via dei Novale era la fornace detta Degli Ongari,
dietro la quale si estendevano le cave. Ora è stata rasa al suolo per farne un centro commerciale. Le cave sono state chiuse e gli scavi sono adesso specchi d’acqua alimentati dal rio Draganziolo, un affluente del Marzenego.
Questo è il progetto, e questo
è l’elemento di innovazione, cioè di depurazione delle acque, che è molto forte.
Qui vedete l’estensione delle cave: Noale, le fornaci, l’Oasi oltre la ferrovia, il Draganziolo. Si può notare la loro dimensione, anche rispetto all’abitato.
Questa è la farfalla licaena o licena, quella delle paludi, che è diventata anche simbolo di un altro recupero di cava, quella di Salzano.
Le ex cave senili di Villetta di Salzano (VE), comprese tra le due aste fluviali del Roviego e del Marzenego a sud-est di Robegano, sono Sito d’Importanza Comunitaria (codice SIC IT3250008) e Zona di Protezione Speciale (ZPS). Si estendono per poco meno di 65 ettari. Fino agli anni ’90 la cava è stata utilizzata per lo scavo argilla. Una volta concluse le operazioni minerarie è iniziato un processo di rinaturalizzazione del sito. La Provincia di Venezia ha acquistato l’area nel 2004. Successivamente, una porzione dell’area è stata trasferita al Demanio Regionale al fine di permettere gli interventi di riqualificazione ambientale del fiume Marzenego e di alcuni affluenti dal parte dell’ex Consorzio di Bonifica Dese-Sile ( ora Acque Risorgive) che ha avviato il progetto di “Riqualificazione ambientale del Bacino del Canale Scolmatore del fiume Marzenego e interventi sugli affluenti, completamento di Rio Roviego e sistemazione idraulica collettore Rio Storto”, al fine di attivare processi di fito-bio depurazione.
L’intervento idraulico del Consorzio di Bonifica, avvenuto tra il 2006 e il 2009, e la realizzazione – nella parte centrale dell’oasi- di un’area di fitodepurazione delle acque del fiume hanno consentito, con l’incremento della biodiversità, la valorizzazione naturalistica dell’oasi stessa: con gli anni è diventata un importante sito per la riproduzione, la sosta e lo svernamento di molte specie di uccelli e si è caratterizzata per la presenza di habitat e specie vegetali interessanti e importanti. Siamo oggi di fronte ad un’area rinaturalizzata, con boschi e zone umide un tempo tipiche della bassa pianura dell’entroterra veneziano.
Dall’intervento di Giorgio Sarto agli incontri preparatori al Contratto di fiume organizzati da storiAmestre – Centro di Documentazione sulla Città Contemporanea (30.1.14)