Per il Parco del Marzenego – 2b

2. Tutele paesaggistiche, piani territoriali e urbanistici e realtà. Casi in terraferma veneziana con confronti dagli anni ’70 -’80 ad oggi.

 

2b. Ex cave di Noale, Salzano e Martellago.


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Le cave di argilla nel bacino del Marzenego

Le cave di argilla nel bacino del Marzenego hanno prodotto una notevole alterazione dell’ambiente, ma una volta abbandonate, si è avviato al loro interno un processo di rinaturalizzazione, che ha permesso in seguito notevoli progetti di recupero.

 

Questi progetti sono stati finanziati anche con fondi della legge speciale e fondi europei perché riguardano sistemi per la depurazione delle acque da fosforo e azoto, e anche come bacini di laminazione, cioè come antidoto alle piene.

 

Si tratta di fondi molto consistenti: solo per Salzano, si tratta di 4 miliardi di lire di allora e sono solo fondi iniziali. In questo caso l’area vasta che la provincia rappresenta ha presentato un progetto complessivo che riguarda una rete ecologica che collega le aree umide, che fossero di origine artificiale come le cave o naturali.


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Rete ecologica zone umide-Prov VE

Vedete qui sopra rappresentata da sinistra l’oasi di Noale, al centro la cava di Salzano che trasformata diventa oasi Lycaena, i Laghetti di Martellago e la cava di Gaggio, che è gestita dalla Lipu e che è l’unica dove l’escavazione di argilla continua: le altre infatti sono ormai chiuse. Sono state fatte pubblicazioni rispetto ai risultati di queste operazioni e il bilancio dei guadagni e delle perdite è positivo per i miglioramenti del territorio.


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Le ex cave di Martellago. Foto aerea

 


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Le cave di Martellago si estendono per ben 64 ettari.

Tra queste ex cave, spiccano per estensione i Laghetti di Martellago: ben 64 ettari, quanto il bosco di Chirignago a Marghera, mentre il parco di San Giuliano ne occupa una quarantina.

Queste cave hanno dei bacini molto profondi, fino a 5 m., e sono state trattate con forte connotazione ricreativa, quindi molto lavorate, con punti di osservazione e di sosta, giochi, mentre l’elemento di depurazione delle acque è solo embrionale. Vediamo qui alcuni progetti di trasformazione


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Progetto di trasformazione delle cave -1


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Progetto di trasformazione delle cave -2


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Progetto di trasformazione delle cave -3

Noale.

Questo bell’edificio che si affacciava sulla via dei Novale era la fornace detta Degli Ongari,

Fornace Noale

La fornace – ora distrutta – detta degli Ongari

 

dietro la quale si estendevano le cave. Ora è stata rasa al suolo per farne un centro commerciale. Le cave sono state chiuse e gli scavi sono adesso specchi d’acqua alimentati dal rio Draganziolo, un affluente del Marzenego.


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Progetto dell’Oasi delle ex cave di Noale

Questo è il progetto, e questo

cave NOALE 06 DSC02609

Foto illustrativa del processo di fitodepurazione

è l’elemento di innovazione, cioè di depurazione delle acque, che è molto forte.

cave NOALE 05 DSC_3827

Foro aerea delle cave. Si notano anche la fornace, la ferrovia, il Draganziolo

Qui vedete l’estensione delle cave: Noale, le fornaci, l’Oasi oltre la ferrovia, il Draganziolo. Si può notare la loro dimensione, anche rispetto all’abitato.

cave NOALE 07_RID

La farfalla Lycaena, abitante delle zone umide e scelta come simbolo dellOasi di Salzano

Questa è la farfalla licaena o licena, quella delle paludi, che è diventata anche simbolo di un altro recupero di cava, quella di Salzano.

 

[Il testo è provvisoriamente interrotto. Verrà completato presto ]

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