L’idea di un parco fluviale lungo il Marzenego è presente già negli anni Sessanta del Novecento, come compensazione per lo sviluppo diffuso e disordinato dell’edilizia urbana. Ma bisogna aspettare la legge 431 -chiamata Galasso – del 1985 perché una fascia del bacino del Marzenego venga tutelata attraverso una variante al PRG, a cui purtroppo seguiranno varianti della variante. Vengono qui presentati alcuni casi in terraferma veneziana con confronti dagli anni ’60 ad oggi.
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Nel piano intercomunale di Piccinato del 1962 due concetti sono chiari:
- la distinzione netta tra suolo libero, produttivo, coltivato e parti urbanizzate. Nella cartografia si vedono dei confini netti, una città densa, non dispersa.
- Una proposta specifica, disegnata in celestino: costituire lungo il Marzenego una “riserva paesagistica” da Mestre fino a Noale.
Il piano di Piccinato non verrà mai approvato e le idee di città densa e di riserva paesagistica non vengono recepite dal piano regolatore comunale approvato quell’anno dalla Giunta Favaretto-Fisca. Il PRG delimita le zone edificabili rispetto alle lottizzazioni a macchia d’olio in corso, ma non prevede né ambiti di tutela ambientale nelle zone agricole né adeguate dotazioni di servizi urbani.
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Il 1962 è importante per il destino del Marzenego. In quell’anno si deve progettare la nuova rete di fognatura della terraferma veneziana, e in collegamento deve essere presentato un progetto generale per sistemare il fiume e i suoi affluenti. Viene scelto il progetto dell’ingegner Rinaldo -del consorzio Dese inferiore – che prevede la rettifica delle anse del Marzenego, la costruzione di un canale scolmatore in cemento a cui vengono allacciati anche tutti gli affluenti del Marzenego, tranne il Draganzuolo. Un progetto pensato per allontanare al più presto le acque del fiume dal centro abitato, che avrà ancora più forza dopo l’alluvione del 66. I lavori partiranno nel 68 e verranno completati nell’80.
Prima di questi lavori l’argine del Marzenego era libero, come documentano le interviste presenti nel sito, la gente andava a pescare, a nuotare, i bambini a giocare, c’era un rapporto molto stretto col fiume che aiutava anche a sopravvivere. Quei lavori e altri fatti dal consorzio per poter passare lungo l’argine e fare le manutenzioni con i macchinari hanno distrutto la familiarità col fiume perché lo hanno chiuso all’accesso. Dopo questi lavori Mestre ha voltato le spalle al fiume.
Nel 1973, durante la giunta Longo, vicesindaco Mario Rigo, viene approvata una variante al PRG che apre alla possibilità di un parco del Marzenego.
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In applicazione ai decreti del 1968 sugli standard urbanistici, la Variante ” Verde e viabilità” al PRG prevede un’ampia area di verde pubblico a ridosso della tangenziale a Ovest di Mestre, tra le linee ferroviarie per Udine e per Trieste, come si vede nella mappa sopra. Possiamo dire che l’idea istituzionale del parco ha 50 anni. Ma a questa idea per più di dieci anni non vien dato seguito.
Quando riprenderà un nuovo interesse – che non consista solo in contestabili opere rispetto ad allagamenti e irrigazione – a questa fondamentale risorsa comune e a questo patrimonio geografico e culturale?
Nel 1985 con la legge 431 chiamata Galasso la geografia elementare del nostro paese, tra cui le acque pubbliche, viene in qualche modo riconosciuta, diventa elemento da tutelare istituzionalmente e da trattare adeguatamente in piani urbanistici con valenza paesaggistica, prima a scala territoriale (in modo da inquadrare e tutelare da parte delle Regioni vasti ambiti) e poi con coerenti adeguamenti a livello comunale.
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In applicazione a questa legge, che prescrive una fascia inedificabile di 150 metri con possibilità di ampliamenti in alcune zone, come salvaguardia ai bordi dei fiumi e delle acque pubbliche, nella Variante tecnica al PRG del 1993, la fascia del Marzenego è tutelata da numerose destinazioni pubbliche e “come area agricola vincolata”.
Però iniziano subito le varianti delle varianti con il piano di lottizzazione del Centro Nazareth del 1994-95.
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Questa variante è interessante perché prevede che resti libera un’area di 200 m. dal fiume e che la parte delle vecchie anse tagliate con la rettifica sia ceduta per uso pubblico. Negli anni lì è sorto un boschetto che utilizza le acque sotterranee della vecchia ansa.
1986-95. in ottemperanza alla legge 431 del 1985 la Regione elabora il PALAV (Piano di Area Laguna e Area Veneziana) che riguarda anche il bacino del Marzenego e coinvolge una parte significativa del bacino scolante della laguna. Sono evidenti le fasce di interesse “paesistico-ambientale” e l’importanza delle cave senili ora trasformate in oasi naturalistiche.
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Senza entrare nel dettaglio del piano – che contiene anche elementi discutibili e che soprattutto è stato contraddetto da approvazioni da parte della Regione e della Provincia di piani a livello comunale con scelte in contrasto con le positive tutele prescritte dal PALAV stesso – mi limito a evidenziare una considerazione suggestiva e visiva che ha un fondamento di merito.
Se confrontiamo infatti l’immagine d’insieme del PALAV alle cartografie storiche prima presentate, risaltano di nuovo nel PALAV le fasce fluviali a lungo dimenticate e quasi invisibili sia nella moderna e impoverita cartografia tecnica di base, sia nei piani urbanistici recenti: si vede chiaramente il peso territoriale delle fasce del Dese e del Marzenego (in azzurro), con le ex cave (in giallo), nell’area nord occidentale della terraferma e il loro possibile ruolo di riqualificazione nell’area metropolitana.
Quindi l’urbanistica in qualche modo prende atto di un mutamento di rotta, di una cultura diversa e tende ad innescare anche degli atti diversi, anche se poi dobbiamo constatare che le prescrizioni originarie sono progressivamente indebolite o negate per interessi locali o approvazioni e provvedimenti della stessa Regione.
Queste due mappe rappresentano il bacino idrografico del Marzenego: il Marzenego è in rosso e c’è tutto il sistema di affluenti, canali e scolmatori. Si tratta di un bacino molto ampio e che investe più comuni. In questo senso la dimensione di area vasta è presente, se ne prende atto e i disastri del passato, operati anche dai Consorzi di bonifica, come le rettifiche sembrano scongiurati. C’è un cambiamento rispetto alla concezione di fare dei fiumi le autostrade che portano l’acqua più velocemente possibile in laguna e al mare. Questo cambiamento è iniziato già rispetto ad alcune opere del Consorzio di bonifica.
Dando uno sguardo anche agli altri comuni, perché questa è la dimensione del contratto di fiume, vediamo delle opere nuove già realizzate . Oltre ad indicare ciò che di negativo è stato fatto, va sottolineata una iniziale inversione positiva di tendenza, che mostra la direzione da prendere per un miglioramento complessivo.
A proposito di strumenti urbanistici, la carta qui mostrata
è l’ultimo piano della provincia di Venezia, dove riappaiono queste fasce fluviali: abbiamo il corso dell’Osellino (con il ramo della Campana – sotto la scritta Mestre – ancora coperto), abbiamo il bosco di Mestre già realizzato vicino al quartiere Pertini (in verde scuro a sin della scritta Cavernaghi) , e vedremo la possibilità di espansione di questo bosco (in verde chiaro) che confligge col progetto del Peep in corso. Però molte di queste prescrizioni nel tempo vengono meno e aumentano le previsioni edificatorie anche in zone precedentemente vincolate.
Nel 2004 viene presentato un piano di lottizzazione proprio nell’area, tra le ferrovie di Udine e Trieste, vincolata nella variante al PRG del 1973, dove sono presenti le antiche anse del Rio Cimetto.
Nel 2008 il piano di lottizzazione viene recepito nella variante al PRG, tav. ” Progetto ambientale: sistema Marzenego”.
L’area si vede nella mappa in basso a destra, color ocra.
Il piano di lottizzazione “Parco del Marzenego” è inserito anche nel PAT del 2010, come si vede dalla carta delle trasformazioni riprodotta sotto.
Però la crisi economica del 2008 frena gli interessi immobiliari e il gruppo immobiliare che aveva presentato il piano di lottizzazione non procede e nel 2014 il piano decade.
Nel 2014 viene riaperto un tratto del Marzenego in via Poerio. All’interno Progetto Preliminare relativo agli interventi di riqualificazione delle vie Poerio, Riviera XX Settembre e Rosa – 2° lotto (C.I. 11408 – C.I.G. 443850308C) vi è lo Studio di Prefattibilità Ambientale- ALLEGATO TECNICO “IL PARCO URBANO FLUVIALE DEL MARZENEGO ” in cui si presenta “…un progetto unitario nell’ambito comunale compreso tra il Fiume Marzenego, il rio Ruviego, l’attuale via Brendole e la circonvallazione … già in fase di strumento urbanistico si prevedono le possibili sinergie tra diversi operatori (Comune, Consorzio, privati) e la compatibilità fra obiettivi diversi.” e viene disegnato il masterplan che si vede sotto.
Dall’intervento di Giorgio Sarto agli incontri preparatori al Contratto di fiume organizzati da storiAmestre – Centro di Documentazione sulla Città Contemporanea (30.1.14)
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