2a. La legislazione e gli strumenti amministrativi
Quando riprende un nuovo interesse – che non consista solo in contestabili opere rispetto ad allagamenti e irrigazione – a questa fondamentale risorsa comune e a questo patrimonio geografico e culturale?
Nel 1985 con la legge 431 chiamata Galasso la geografia elementare del nostro paese, tra cui le acque pubbliche, viene in qualche modo riconosciuta, diventa elemento da tutelare istituzionalmente e da trattare adeguatamente in piani urbanistici con valenza paesaggistica, prima a scala territoriale (in modo da inquadrare e tutelare da parte delle Regioni vasti ambiti) e poi con coerenti adeguamenti a livello comunale.
Il piano della Regione che riguarda anche il bacino del Marzenego e coinvolge una parte significativa del bacino scolante della laguna è il PALAV (Piano di Area Laguna e Area Veneziana).
La legge prescrive per esempio come salvaguardia ai bordi dei fiumi e delle acque pubbliche e fuori dalle zone già classificate come di consolidata urbanizzazione una fascia inedificabile di 150 metri, che in alcune zone viene addirittura ampliata in relazione ai caratteri dei luoghi. Senza entrare nel dettaglio del piano – che contiene anche elementi discutibili e che soprattutto è stato contraddetto da approvazioni da parte della Regione e ora della Provincia di piani a livello comunale con scelte in contrasto con positive tutele prescritte dal PALAV stesso – mi limito a evidenziare una considerazione suggestiva e visiva che ha un fondamento di merito.
Se confrontiamo infatti l’immagine d’insieme del PALAV alle cartografie storiche prima presentate, risaltano di nuovo nel PALAV le fasce fluviali a lungo dimenticate e quasi invisibili sia nella moderna e impoverita cartografia tecnica di base, sia nei piani urbanistici recenti: si vede chiaramente il peso territoriale delle fasce del Dese e del Marzenego (in verde scuro), con le ex cave (in giallo), nell’area nord occidentale della terraferma e il loro possibile ruolo di riqualificazione nell’area metropolitana.
Quindi l’urbanistica in qualche modo prende atto di un mutamento di rotta, di una cultura diversa e tende ad innescare anche degli atti diversi, anche se poi dobbiamo constatare che le prescrizioni originarie sono progressivamente indebolite o negate per interessi locali o approvazioni e provvedimenti della stessa Regione.
Queste due mappe rappresentano il bacino idrografico del Marzenego: il Marzenego è in rosso e c’è tutto il sistema di affluenti, canali e scolmatori. Si tratta di un bacino molto ampio e che investe più comuni. In questo senso la dimensione di area vasta è presente, se ne prende atto e i disastri del passato, operati anche dai consorzi di bonifica, come le rettifiche sembrano scongiurati. C’è un cambiamento rispetto alla concezione di fare dei fiumi le autostrade che portano l’acqua più velocemente possibile in laguna e al mare. Questo cambiamento è iniziato già rispetto ad alcune opere.
Dando uno sguardo anche agli altri comuni, perché questa è la dimensione del contratto di fiume, vediamo delle opere nuove già realizzate . Oltre ad indicare ciò che di negativo è stato fatto, va sottolineata una iniziale inversione positiva di tendenza, che mostra la direzione da prendere per un miglioramento complessivo.
A proposito di strumenti urbanistici, la carta qui mostrata

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L’ultimo piano della provincia di Venezia, dove riappaiono le fasce fluviali
è l’ultimo piano della provincia di Venezia, dove riappaiono queste fasce fluviali: abbiamo il corso dell’Osellino (con il ramo della Campana – sotto la scritta Mestre – ancora coperto), abbiamo il bosco di Mestre già realizzato vicino al quartiere Pertini (in verde scuro a sin della scritta Cavernaghi) , e vedremo la possibilità di espansione di questo bosco (in verde chiaro) che confligge col progetto del Peep in corso.
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