MESTRE, anni 80

3. La scoperta del fiume

Gli anni Settanta sono stati un fermento di idee e di partecipazione politica che maturano per alcuni sensibilità ecologiche che porteranno poi negli anni ottanta fino alla nascita del movimento dei Verdi.

A Mestre dal 1982 funziona la prima l’Università Verde d’Italia su iniziativa di Michele Boato che porterà i nomi più importanti della ricerca ambientalista: Laura Conti, Giorgio Nebbia, Gianni Tamino, ecc. Venne a Mestre nei primi anni ottanta anche il pretore Gianfranco Amendola, autore del libro In nome del popolo inquinato[6], un manuale giuridico su come difendersi dagli inquinamenti con esposti e denunce .

Il primo approccio al fiume anche a Zelarino, e si manterrà un costante impegno in questo senso, è legato alla difesa della qualità dell’acqua. Negli anni Ottanta, dopo la legge del maggio del 1976 nota come Merli, in tutta Italia si manifesta per una legge che limiti l’inquinamento da scarichi domestici dovuto ai detersivi non biodegradabili. Si arriverà con la legge 7\1986 a limitare la presenza di fosfati all’1 per cento, dopo notevoli polemiche con gli industriali e la garanzia di poter smaltire le produzioni in magazzino.

Cresce la conoscenza e la coscienza ecologica

Analogamente l’inquinamento da diserbanti in agricoltura aveva (ma ora non credo sia migliore la situazione) raggiunto un livello insopportabile. Sostanze come atrazina, simazina erano citate nei telegiornali e un movimento di opinione si batteva per difendere le falde acquifere potabili. Il ministro della Sanità Donat Cattin   arriverà nel 1986 a rendere potabile l’acqua inquinata per decreto alzando di dieci volte il livello di atrazina consentito. Insomma la questione qualità delle acque era molto sentita, forse più di oggi. E a Zelarino si fece la prima denuncia.


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Ancora La Nuova Venezia sulla macchia d’olio nel centro di Mestre (1985)

 

4. La difesa del fiume

La prima denuncia

Un laboratorio, che tra l’altro è ancora presente, produceva souvenir di conchiglie, in una infinita serie di baracche abusive luogo il fiume Marzenego a ridosso del mulino Ronchin. Oltre a questo avevano trasformato in una discarica la cava di livello del mulino e scaricavano i solventi usati per la produzione senza autorizzazione e nessun rispetto delle norme. E’ da ricordare che il consiglio di quartiere, allora a presidenza PCI, fece di tutto per salvare la situazione di questa ditta e impedire il blocco dell’inquinamento. “Prima di tutto il lavoro” fu la risposta. Affermazione che negli anni avremmo sentito molte altre volte.


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La stampa riporta la vicenda dell’ARCA


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La denuncia di Democrazia Proletaria al sindaco Rigo sulle omissioni dei controlli sull’inquinamento -1. (1982)


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La denuncia di Democrazia Proletaria al sindaco Rigo sulle omissioni dei controlli sull’inquinamento -2. (1982)

Continua la scoperta del fiume e nascono proposte per la sua fruibilità

Con questa nuova sensibilità e attenzione alla qualità della vita la Commissione Territorio di Democrazia Proletaria di Mestre fin dal 1981 ragiona sulla proposta di Un approdo per piccole barche al centro di Mestre.

L’idea è di valorizzare l’asta del Canale Osellino e il nuovo parco della Bissuola creando rimesse per piccole barche, approdi a gestione democratica e a basso costo. La “venezianità della terraferma” fatta da ex veneziani del centro storico con la barca avrebbero anche dal punto di vista urbanistico integrato una città duale e divisa come Mestre e Venezia. La proposta viene ufficializzata nel 1983.


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Il depliant di Democrazia Proletaria con l’articolata proposta di un approdo per le barche da diporto – A (1981)


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Il depliant di Democrazia Proletaria con l’articolata proposta di un approdo per le barche da diporto – B (1981)


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Mappa degli approdi, dei cantieri e delle associazioni ‘presenti nell’area di gronda (1983)

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