Il ministero fa chiudere 5 mulini su 6…
Nel frattempo, già dal mese di luglio, iniziò il procedimento per la chiusura coatta dei mulini. La cosa non fu facile da realizzare. Il 19 luglio la R. Agenzia delle Imposte Dirette e Catasto inviò al sindaco di Zelarino una piccata missiva.
Il problema era che i mugnai si rifiutavano di ricevere dal cursore comunale l’intimazione di chiusura. Nello specifico Giobatta Cellere e Giuseppe Cogo non si facevano trovare. L’Agenzia scrisse che non dovrebbe essere necessario spiegare al comune di Zelarino come fare pervenire, a chi si rifiuta, un’intimazione: “si ordini al proprio cursore di affiggere la lettera alla porta di casa”. Dovette intervenire la forza pubblica, come nel caso del mugnaio di Trivignano, Angelo Cercato detto Vendramin. Il 20 luglio 1869 cinque guardie della brigata di Mestre, comandate dal brigadiere doganale Pietro Adami, gli sigillarono il mulino, gli ritirarono la licenza e bloccarono le ruote.
Il 20 agosto il sindaco Gradenigo comunicò che nel suo comune cinque dei sei mulini erano stati chiusi. A questo punto la situazione si fece grave. I mugnai avanzarono l’ennesima istanza al ministero delle Finanze dichiarando “di essere in una condizione eccezionale e miserevole”, “disperati dal pagamento delle tasse che non furono in grado di soddisfare”. Proposero la riapertura dei loro mulini “a condizioni più miti delle antecedenti, o la immediata applicazione del contatore a tutti quei mulini che esercitano ai loro danni”.
… ma poi deve cedere sull’installazione dei contatori
A fine agosto fu accettata la loro proposta di installare i contatori.
Non sono in grado di dire se questi furono installati anche sui mulini del Sile. Certamente lo furono su quelli del comune di Zelarino. Fu così possibile pagare la tassa in relazione al prodotto macinato. Si trattò di un indiscusso successo in questo braccio di ferro con le istituzioni. Che si arrivasse a questa soluzione lo si percepì già a fine luglio, quando il R. Commissariato di Mestre chiese al sindaco di Zelarino l’indicazione di un “mugnaio della cui onestà non sia a dubitare” per aiutare gli ingegneri incaricati della sperimentazione dei contatori meccanici da applicare ai singoli mulini.
I tre ingegneri si recarono l’otto agosto presso il mulino Da Lio “a nord ovest dell’abitato di Zelo”. Un lungo e dettagliato verbale riportò gli esperimenti fatti nell’occasione. Le conclusioni furono che la ruota da “frumento nostrano 1869” compiva 42 giri il minuto, mentre quella da “sorgoturco giallo nostrano” si attestava sui 42-48 giri il minuto.
A confermare la veridicità dei dati rilevati i due mugnai presenti, Giacomo Da Lio, conduttore, e Giosuè Benvegnù, “mugnaio in assistenza”, firmarono entrambi con la croce.
Molti mulini cambiano gestori e riaprono pagando gli arretrati
Il mese d’agosto segnò una svolta nella partita in corso. Alcuni mugnai, forse esasperati, lasciarono la conduzione del mulino e per la loro riapertura si proposero nuove figure. Il 28 agosto il mulino Ca’ Bianca passò al nuovo conduttore Ferdinando Nogarin che subentrò a Pietro Bellinato. Il 29 agosto Giobatta Cellere lasciò la conduzione del mulino a Maria Zanin. L’otto settembre 1869 Angelo Cercato fu sostituito nella conduzione da un certo Domenico Fabris. L’ultimo cambiamento avviene in novembre quando Giacomo Da Lio lasciò la conduzione a Giovanni Da Lio. Questi nuovi conduttori fecero domanda di riapertura del mulino “chiuso per difetto di pagamento dei canoni convenuti”. I nuovi e i vecchi conduttori dei mulini si decisero per il pagamento degli arretrati. Ai primi di ottobre finalmente ai sei mugnai del comune fu notificato che una squadra di operai arriverà a giorni ad installare i contatori e che nulla dovrà ostacolare il loro lavoro.
Messi in opera i contatori qualche mugnaio continuò tuttavia a non pagare tutte le rate della tassa. Ancora nel novembre si minacciò la chiusura di tre mulini, ma la situazione lentamente andava normalizzandosi.
Cominciò invece l’eterna, usuale lotta per pagare meno tasse. Essendo i contatori quelli che indicavano l’ammontare dell’imposta da pagare i mugnai li toglievano dai pali, li manomettevano, oppure denunciavano che “si guasta(va) e rendeva impossibile il lavoro”. Addirittura uno scrisse che “qualche sconcerto nel contatore fece temere pell’edificio” e quindi lo tolse per paura crollasse la casa. Lentamente dunque si tornò alla “normalità del mugnaio furbo”.
Il 1869 fu un anno infernale per la macchina comunale di Zelarino. Avvisi, diffide, intimazioni, lettere del prefetto, furono quasi quotidianamente consegnate ai mugnai. Fu talmente gravoso il lavoro svolto che Sebastiano Foffano, il cursore comunale, non esitò a chiedere una gratifica all’amministrazione comunale. Nel novembre del 1869 ritenne di meritare una equa retribuzione “a riguardo alle tantissime prestazioni della tassa del Macinato e cioè le tante Schede intimate, le innumerevoli diffide e Tabelle intimate, tutte alle sei ditte dei sei Molini che si trovano in questo Comune, ad una distanza notabilissima l’un dall’altro”.
L’amministrazione non diede la gratifica richiesta, anzi fece proposito di cambiare cursore perché ritenuto troppo anziano per svolgere l’incarico.
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